Le Ragioni di Israele
Il veleno contro Israele compatta Pd, M5S e Avs. In piazza il pride con la kefiah e un messaggio a Segre: “Come puoi non gridare al genocidio?”

Il Pride con la kefiah e con le bandiere della Palestina. Quello che si consuma in Piazza di Montecitorio, dopo la seduta dedicata alle mozioni su Gaza. C’è anche un cartello con la foto della senatrice a vita Liliana Segre e la scritta: “Io ti stimo, ma come puoi non urlare contro il genocidio?”. Nell’emiciclo invece va in scena una sorta di speakers’ corner per i “tribuni” della sinistra che sulla crisi in Medio Oriente vanno a ruota libera. Con il solito armamentario: pulizia etnica, mani insanguinate, Israele assassino, Italia complice di Netanyahu, la parte giusta della storia (naturalmente la loro). E un’assenza vistosa: Hamas praticamente scompare nella ricostruzione pubblica degli oratori, così come il 7 ottobre e gli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi, poco più di dettagli.
Gli interventi in aula
I leader, d’altra parte, sono a caccia dell’applauso della piazza: in fondo, un altro modo per contarsi e per cementare l’alleanza del campo largo. Pd, Avs e M5S da settimane avevano trovato l’unità proprio contro Israele, depositando alla Camera una mozione unitaria. Così, in un crescendo rossiniano, intervengono in Aula in dichiarazione di voto. Come da copione, il più duro è Giuseppe Conte: “A Gaza non è in corso un’operazione militare di antiterrorismo, ma una pulizia etnica”. Poi l’affondo finale contro l’inquilina di Palazzo Chigi: “Non ci rappresenta questo governo Meloni, ci sentiamo italiani, ma non ci sentiamo rappresentati da un governo che per tre volte si è astenuto alle Nazioni Unite”. Con toni lirico-drammatici: “Non ci rappresentano i ministri volati a Tel Aviv per stringere le mani sporche di sangue di Netanyahu e chi non mostra, di fronte a questo genocidio, la schiena dritta per alzarsi in questa Aula e condannare Israele”.
Il silenzio non è un’opzione
Come al solito, gli corre dietro la “quasi” amica del Nazareno: “Chiediamo le sanzioni sul governo israeliano. Chiediamo sanzioni e un embargo totale delle armi da e per Israele. In questa mozione esprimiamo tutto il supporto nei confronti dei palestinesi”. Anche Elly Schlein chiama in causa la presidente del Consiglio: “Il silenzio non è un’opzione. Il silenzio oggi è complice. Premier Meloni, lei rappresenta l’Italia ma così l’Italia non è rappresentata da lei. L’Italia non si gira dall’altra parte, non sta in silenzio e ripudia la guerra”. Per la maggioranza era intervenuto Giangiacomo Calovini di FdI: “L’Italia esercita una funzione di equilibrio riaffermando il sostegno a una soluzione giusta e sostenibile del conflitto, basata sul rispetto del diritto internazionale”. E Deborah Bergamini, vicesegretaria di Forza Italia: “Il nostro obiettivo è quello di arrivare ai due popoli e due stati”.
Il teatro era cominciato con il co-leader di Alleanza Verdi-Sinistra, Angelo Bonelli, che leggeva i nomi dei bambini uccisi nella Striscia: “Schieratevi dalla parte giusta della storia, non si possono voltare le spalle di fronte a una pulizia etnica perché di questo si tratta”. Non poteva mancare la voce dell’ex presidente della Camera, Laura Boldrini: “Se esiste ancora il senso di umanità, votate la nostra mozione, non portate l’Italia dalla parte sbagliata della storia”. Spazio anche per il vicepresidente di Italia Viva, Davide Faraone: “Si rischia un’Intifada globale ed è inaccettabile. Al governo noi chiediamo un cambio di passo”.
La mozione passa
Per la cronaca, passerà la mozione della maggioranza con 166 sì, 110 no e 8 astenuti. L’Aula respinge il testo proposto da Pd-Avs-M5s con 116 no e 111 sì, quello di Azione con 164 no e 13 sì; votata per parti separate la mozione di Italia Viva. Nel dibattito infuocato di Montecitorio, un po’ di ragionevolezza emerge con l’intervento della viceresponsabile Esteri di Forza Italia, Isabella De Monte: “L’obiettivo è quello di giungere a una Striscia senza un governo di Hamas”. Alla fine i leader escono dall’Aula e vanno a stringersi nel sit-in organizzato nella piazza, circondati dalle kefiah portate dai militanti pro-Pal. Insomma, l’atmosfera giusta per intonare “el pueblo unido jamás será vencido”.
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