Vaticaneide
La mediazione del Vaticano per il tavolo di pace. Sorpresa Castel Gandolfo: potrà ospitare le fasi del colloquio

Lo aveva auspicato Leone XIV già all’atto della sua elezione, incentrando sulla parola pace il fulcro del suo primo messaggio al mondo. Parlando del dovere di essere ponti e facendo intuire che questo sarebbe stato il ruolo che la Chiesa avrebbe svolto per porre fine ai conflitti. Concetto ribadito con quell’invito a ospitare in Vaticano i negoziati per la tregua in Ucraina, luogo giusto affinché “i nemici si guardino negli occhi”. Una proposta rilanciata subito dopo il fallimento delle trattative a Istanbul. La stessa telefonata tra Trump e Putin ha messo in chiaro lo stallo sul piano diplomatico, mentre su quello militare si combatte senza quartiere.
Garantire una mediazione fallita
La Santa Sede sembra dunque l’unico luogo, e soprattutto l’unico attore internazionale, capace di garantire quella mediazione che fino ad ora è fallita. Lo stesso presidente Usa ha rilanciato l’idea e ha pensato che forse solo all’ombra della Cupola di Michelangelo si potrà giungere a quel passo decisivo verso la pace. Di tregua non vuol sentir parlare nessuno, anche perché si è giunti a un tale logoramento che durerebbe poco e rischierebbe di accrescere solo le già enormi difficoltà sul piano diplomatico. Come la Santa Sede possa gestire i negoziati lo chiarirà la Segreteria di Stato, che dalla sua ha una plurimillenaria esperienza difficilmente comparabile con gli altri attori in campo. E nessuno potrebbe mai dubitare della sua volontà di agire equamente tra le parti.
Vaticano ospiterà le fasi del colloquio
Questo ovviamente riporterebbe su Roma gli occhi del mondo e consentirebbe a Papa Leone XIV di svolgere quel ruolo che il suo predecessore si era precluso. Dove potrebbero essere svolti i negoziati è una delle domande che attanaglia gli osservatori in queste ore, e tutto lascia intendere che sarà proprio la Città del Vaticano (e non altri luoghi romani dotati di extraterritorialità) a ospitare le fasi del colloquio. Non potrebbe essere San Giovanni in Laterano, in quanto simbolicamente il Protocanonico d’onore dell’Arcibasilica è il presidente francese Macron. E dunque è naturale che la Santa Sede voglia evitare disguidi con la cooperazione italiana – quasi in via esclusiva – nella gestione di alcune naturali necessità logistiche. Sul punto c’è da capire quanto l’Italia potrà svolgere un ruolo attivo, senza che la Russia lo utilizzi come pretesto per evidenziare la presenza troppo attiva dei volenterosi. Queste ovviamente sono supposizioni, necessarie ma pur sempre del tutto teoriche.
Il luogo per i negoziati
La sede più indicata sembra essere o la Città del Vaticano o Castel Gandolfo, residenza estiva del Santo Padre, resa Museo da Francesco, e oggi destinata a tornare alle sue naturali e storiche funzioni. La scelta di Castel Gandolfo potrebbe essere ideale non solo perché garantirebbe maggior riserbo e serenità, ma anche perché – essendo fuori Roma – sarebbe sinonimo di assoluta terzietà del luogo, anche sul piano simbolico. Luogo ideale per negoziati estivi tra chi è poco abituato al clima rovente di Roma. Non è una banalità: come l’esperienza storica ha insegnato, tanto in positivo quanto in negativo, mettere a proprio agio e in assoluta tranquillità due parti (ad oggi così distanti) favorisce e non poco un esito positivo della trattativa.
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