La “manifestazione per Gaza”, qualunque cosa voglia dire “per Gaza”, imbarazza ogni giorno di più i suoi stessi promotori. Che vanno avanti senza curarsi troppo di quanto accade, di reale, nel mondo. Ieri i mediatori americani, con il governo israeliano in pressing, hanno tentato il tutto per tutto per arrivare – nel vertice tenutosi alla Casa Bianca con Witkoff – a un cessate il fuoco, mentre cinquecento tir carichi di aiuti umanitari – alimentari e sanitari – sono stati fatti entrare da Israele nella Striscia.

Due indizi non fanno una prova

Hamas tenta di mettere le mani su quel carico per sottrarlo ai palestinesi che ne hanno bisogno. E i vertici dell’organizzazione terroristica, al momento di andare in stampa, sembrano ostinati a non rispondere alla proposta di tregua. Rispetto a una situazione in rapida evoluzione come quella in Medio Oriente, la volontà del comitato promotore della manifestazione “per Gaza” è quella di fissare comunque l’appuntamento tra otto giorni, guarda caso alla vigilia della chiamata alle urne per il referendum. Per pura combinazione i sostenitori della manifestazione sono gli stessi – Avs, Pd e M5S – che sostengono i cinque sì ai referendum. Due indizi non fanno una prova, ma il sospetto è che la mobilitazione di piazza possa servire a dare una spinta alla partecipazione referendaria, al momento sondata sotto ai minimi storici. E per questo Elly Schlein alza l’asticella e “prenota” Piazza San Giovanni, la storica piazza dei grandi comizi di sinistra e della Cgil, che lì promuove anche il tradizionale concerto del 1 maggio.

Il corteo

Con un corteo che partirà proprio dove si è tenuto il comizio di Landini: da piazza Vittorio Emanuele. «La piattaforma è quella della mozione unitaria, presentata in Parlamento», dice Schlein che invita «tutte e tutti a partecipare insieme a noi a questa grande manifestazione per fermare il massacro dei palestinesi in corso a Gaza». Paolo Gentiloni mette le mani avanti: «È molto importante che il 7 giugno non ci siano ambiguità sulla condanna di Hamas e sulla richiesta di rilascio degli ostaggi». E non è il solo. Tra i riformisti del Pd qualcuno mangia la foglia: inizia a serpeggiare il sospetto che quella del 7 possa finire per rivelarsi un’imboscata, con la piazza dominata da centri sociali pro-Pal. Forse meglio non andare, magari perché le novità intervenute la indicheranno come superata. Oppure scegliere la data del 6, quando i centristi di Azione e Italia Viva manifesteranno a Milano con una piattaforma che condanna l’antisemitismo e chiede non solo il cessate il fuoco ma anche il rilascio immediato di tutti gli ostaggi. Le chat della minoranza dem si sono arroventate. Tra chi voleva andare e chi preferiva smarcarsi, ieri si è fatta largo l’opzione dorotea. Andare all’una e all’altra manifestazione. Per non sbagliare, farsi vedere tra i dialoganti il venerdì e tra i contestatori più frontali il sabato. Un dissidio che aveva visto, già l’altro ieri, la piccola formazione di +Europa dividersi con Benedetto Della Vedova a Milano il 6 e Riccardo Magi a Roma il 7. Salomonicamente, ieri +E ha deciso per prima di bilocarsi, aderendo a entrambe. Un’ideona che è piaciuta anche ad altri. A quanto si apprende da fonti parlamentari saranno molti gli esponenti dem – che fanno riferimento all’area riformista del partito – a dare la loro adesione a tutte e due le iniziative, anche se – viene precisato – alcuni saranno in presenza sia a Milano che a Roma mentre altri parteciperanno solo a quella in piazza San Giovanni ufficialmente sostenuta dal Nazareno. «Nella speranza – sottolinea una delle stesse fonti – che si possano ancora riunificare».

I partecipanti

Tra coloro che avrebbero dato l’adesione a entrambe le iniziative ci sono sia parlamentari che europarlamentari: Lorenzo Guerini (che scenderà in piazza soltanto nella capitale), Filippo Sensi, Pina Picierno, Alfredo Bazoli, Graziano Delrio, Giorgio Gori, Marianna Madia, Simona Malpezzi, Lia Quartapelle, Valeria Valente, Walter Verini, Sandra Zampa. Non rinuncia alla sua presa di posizione, Della Vedova: «Ho aderito alla manifestazione lanciata da Azione e IV per il 6 giugno, che comunque avrà al centro la condanna delle operazioni in corso a Gaza». Ha buon gioco il deputato del Partito Liberaldemocratico, Luigi Marattin, che ironizza: «Accogliamo con favore che alcune formazioni abbiano avuto qualche ripensamento sull’adesione alla “manifestazione della kefiah” del 7 giugno. Ma ci facciamo una domanda: quella del 6 giugno a Milano è una manifestazione su una piattaforma alternativa (e in tal caso avrebbe il nostro appoggio) o coloro che la promuovono il giorno dopo saranno comunque a quella del campo Largo?”. Domanda retorica. «Perché in quest’ultimo caso sarebbe come se un vegetariano, invitato ad una grigliata di carne, ci andasse comunque ma il giorno prima facesse un aperitivo vegano giusto per lavarsi la coscienza».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.