Il dramma al valico di Rafah che chiude agli aiuti umanitari: “Abbiamo sei bottiglie d’acqua per cento persone”

valico di Rafah

Alla frontiera tra Egitto e Gaza si gioca un’altra partita della guerra: quella della sopravvivenza. Da giorni, vista la drammatica situazione al confine, nella Striscia inizia a mancare qualsiasi cosa. Soltanto oggi, le parole del capo del governo locale della Scozia, informato peraltro da testimonianze dirette di famigliari, completano il ritratto di un quadro tragico: «Sono rimasti con sei bottiglie d’acqua in un edificio che ospita 100 persone, incluso un bebè di due mesi», ha dichiarato Humza Yousaf, «I pochi camion sono insufficienti, è una condizione di sopravvivenza fra una notte di raid missilistici e l’altra». I suoceri dell’esponente politico, che vivono nel Regno Unito, erano nella Striscia in visita a dei parenti, quando è riesploso il conflitto che li ha bloccati. «La loro condizione è degna di una tortura», ha detto oggi ai giornalisti il leader dello Scottish National Party (Snp).

Non solo. Un edificio residenziale situato a circa 200 metri dalla sede delle Nazioni Unite a Rafah è stato colpito da un attacco aereo, causando vittime e feriti. A farlo sapere è l’Associated Press e i video rilasciati dall’esercito israeliano (IDF) mostrano attacchi aerei che hanno colpito fabbricati nella Striscia di Gaza. Attacchi mirati alle infrastrutture di Hamas, secondo l’IDF.  Il ministro degli Esteri iraniano ha rimarcato che il valico di Rafah: “dovrebbe aprire per consentire una consegna costante degli aiuti umanitari alla popolazione di Gaza” e ha poi sottolineato che occorre affrontare il problema dello sfollamento forzato dei palestinesi”.

Sul delicato argomento del valico di Rafah è intervenuto anche il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, al termine del Consiglio Affari Esteri a Lussemburgo: “Ci auguriamo che possano arrivare aiuti umanitari al valico di Rafah: ci potrebbero essere delle pause umanitarie nei combattimenti. Aiutiamo il popolo palestinese, facendo arrivare rifornimenti, ma Israele ha diritto a difendersi: nel rispetto del diritto internazionale, nel rispetto della popolazione civile, ha diritto a colpire i centri di Hamas, da dove partono i razzi contro Israele. Il diritto all’autodifesa è riconosciuto a livello internazionale e non può essere messo in discussione”.