Adolfo Urss non contento delle figuracce raccolte con la sua strategia dello stato (venezuelano) interventista, nel voler calmierare il prezzo della benzina e dei biglietti aerei, ora ha la presunzione di bloccare anche quelli del carrello della spesa.
E così il Ministro del Made in Italy (una volta era dello sviluppo) ha pensato di rispondere con un trimestre anti inflazione da ottobre a dicembre, attraverso un bollino tricolore da applicare sui prodotti calmierati di largo consumo, che ricordi anche nei supermercati che lo Stato c’è. Ovviamente solo una moral suasion, non potendo il governo decidere i prezzi come a Cuba (chissà che a Urso non dispiaccia).
Lui ovviamente aveva annunciato la cosa come fatta: “sarà il colpo finale all’inflazione”, ma dopo una serie di incontri l’accordo è stato un flop, e le industrie alimentari si sono tirate indietro. E quindi il ministro ha iniziato a dare loro la colpa, come per la benzina l’ha data ai raffinatori. “Firmino come hanno firmato in Francia” ha detto Urso, facendo espressamente il nome di Barilla, senza chiedersi come mai Macron li ha convinti e lui no. Ieri sulla questione è intervenuto dal Meeting di Rimini Francesco Mutti, presidente di Centromarca, associazione che rappresenta 200 tra le più importanti industrie dei beni di largo consumo, che sviluppano un giro d’affari di 58 miliardi di euro, e occupano direttamente 100.000 addetti.
“Non è questa la strada con la quale andremo a migliorare la situazione. Un’intesa che controlli i prezzi, anche al ribasso – spiega l’organizzazione in una nota – costituirebbe un potenziale cartello, sanzionabile da parte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato”. Il grande tema per Mutti è piuttosto “come aumentare il valore delle produzioni. Che a sua volta genera ricchezza per il Paese”.
Tra l’altro l’iniziativa arrivando a ottobre sarebbe anche tardiva: “Credo che la fase critica sia fortemente alle spalle”, ha detto Mutti. Nel frattempo molte catene della grande distribuzione hanno già sconti anti inflazione, a dimostrazione che il mercato, se lo lasci libero, arriva sempre prima.
Il carrello di Urso tra l’altro non è piaciuto neppure all’Unione Consumatori: “Iniziativa spot, inutile. E se i prezzi davvero cominciassero a scendere, bloccarli sarebbe controproducente”.
Esattamente come è successo con la benzina, che – da quando Urso ha imposto l’esposizione del cartello col prezzo medio – anziché scendere è aumentata.
Alle critiche di Mutti, Urso ha risposto con la solita arroganza: “Chi tra voi sapeva che in Italia c’è un garante dei prezzi? Esiste dal 2007, perché allora non lo conosceva quasi nessuno? Noi gli abbiamo dato i poteri e una missione, chiara e netta: tutelare il consumatore, e ora lo conoscono tutti”.
Ma qualcuno ha visto mister prezzi in questi giorni di caro vacanze, sovrapprezzi per il toast tagliato, e turisti che preferiscono l’Albania per poter mangiare una parmigiana sotto l’ombrellone senza essere fermati dai balneari?
E alla proposta di Mutti di abbassare l’Iva, Urso risponde: “L’Iva l’abbiamo tagliata, e in maniera drastica, sui prodotti per l’infanzia. Com’è finita? Che l’Iva se la sono incamerata i produttori, che appena abbiamo approvato la legge finanziaria – così ci è stato riferito – hanno aumentato di varia entità il listino dei prezzi dei loro prodotti. Per cui noi abbiamo tagliato l’Iva e con sacrificio di tutti perché le risorse sono pubbliche, e questo taglio non è arrivato ai consumatori se non in minima parte”.
Ma da quando tagliare l’iva è un costo e non un risparmio? Ed ecco l’affondo finale di Urso: “Si tratta soprattutto delle multinazionali, ma chiunque sia dobbiamo agire con efficacia ed efficienza, consapevoli anche dell’esperienza. Possiamo e dobbiamo farlo il Patto antinflazione”. Se quindi a ottobre l’inflazione cala sarà merito di Urso, se non cala sarà colpa delle multinazionali. Come dar loro torto se poi scappano dal Paese col bollino tricolore di Urss?
