Il confronto
Caro benzina, il governo non taglierà le accise, ma le promesse di Salvini e Meloni erano altre. Da “Sopra i 2 euro interverremo” a “Il grosso non deve finire nelle tasche dello Stato”
Il Ministro, mentre sbagliava previsione (“Conto che il 2 davanti non lo si vedrà più”), prometteva un intervento. E il programma elettorale della Premier parlava di “Sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise”
Da quando il Governo Meloni ha scelto di non rinnovare il taglio delle accise sui carburanti a partire dal 1° gennaio 2023, il prezzo di benzina, diesel, Gpl e metano ha iniziato una rapida escalation, culminata puntualmente quest’estate con picchi record e con una media prezzi pari soltanto a quella vista nei primi mesi del conflitto tra Russia e Ucraina.
Eppure, l’esecutivo non sembra intenzionato ad intervenire. Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha recentemente dichiarato che “Il governo Meloni preferisce utilizzare le risorse per il taglio del cuneo fiscale, per i salari più bassi e le famiglie più numerose”, anche in vista di una legge di bilancio che si preannuncia complicata.
Dichiarazioni che invertono il senso di marcia non solo delle promesse elettorali, ma anche delle previsioni che il Ministro Matteo Salvini aveva stimato soltanto pochi mesi fa.
Le promesse di Salvini sulle accise, dalla campagna elettorale a Ministro
Nel programma elettorale della Lega è scritto chiaramente, tra le proposte, di voler “proseguire con misure transitorie di riduzione delle accise di gasolio, benzina e GPL”. Una riduzione che per il carroccio “ha importanza fondamentale per garantire livelli minimi di competitività dell’autotrasporto” e per “ridurre il carovita”. Ma non solo. L’8 febbraio 2023 Salvini aveva dichiarato chiaramente: “Se il costo del carburante arriva sopra i 2 euro, il Governo interverrà, come è stato già fatto l’anno scorso. Adesso (allora ndr) però siamo a 1,8 euro, e conto che il 2 davanti non lo si vedrà più”. Pronostico sbagliato e parole frettolose.
Le promesse di Meloni sulle accise, dalla campagna elettorale a Premier
Sulla stessa linea c’era anche Giorgia Meloni. Già tempo fa era tornato a far discutere un vecchio video del 2019, quando l’attuale Premier, allora all’opposizione, sosteneva in uno sketch – in una scenetta comica – la necessità di abolire le tasse sui carburanti: “Quando io faccio 50 euro di benzina il grosso deve finire nella mia macchina, non in quella dello Stato”. Posizione sostenuta anche in un tweet il 15 marzo 2022: “Il Governo (Draghi ndr) riduca subito accise e Iva e colpisca chi specula sul caro benzina”. Sulla tema e sul video, Meloni era tornata già a gennaio, ridimensionando il problema dal lato governativo: “Sono ancora convinta che sarebbe ottima cosa tagliare le accise sulla benzina, il punto è che si fanno i conti con la realtà con cui ci si misura. Dal 2019 a oggi il mondo intorno a noi è cambiato e purtroppo stiamo attraversando una situazione emergenziale”. Basta tornare a settembre 2022 però per leggere nel programma elettorale di Fratelli d’Italia la volontà di procedere ad una “sterilizzazione delle entrate dello Stato imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise”. Non è passato neanche un anno.
Il costo della benzina aumenta anche perché il Governo Meloni ha aumentato le accise rispetto al Governo Draghi. Questa è la verità. E lo ha fatto mentre stanziava 890 milioni di € a favore delle società di serie A. Io sono stato il primo a denunciarlo e mi sono preso gli…
— Matteo Renzi (@matteorenzi) August 18, 2023
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