Prezzi in aumento senza sosta
Benzina, il flop del ministro Adolfo Urss e le dichiarazioni allo sbaraglio: “Prezzo alto? Colpa delle accise…”
Da quanto Adolfo Urss (ormai lo chiamano tutti cosi) ha imposto dal 1 agosto l’obbligo per i distributori di esporre il cartello con il prezzo medio dei carburanti, sono diciassette giorni consecutivi che il prezzo aumenta senza sosta. Secondo l’ultimo aggiornamento dei dati forniti dal suo stesso ministero, per il self sulla rete autostradale il prezzo medio della benzina risulta di 2,019 euro al litro (lo scorso 14 agosto era di 2,015), mentre quello del gasolio di 1,928 euro (contro i 1,921 alla vigilia di Ferragosto). Rispetto a maggio un pieno di verde costa 6,6 euro in più, 13,2 cent al litro, mentre il rincaro è di 8,9 euro per il gasolio, +17,7 cent al litro.
Se l’obiettivo quindi era quello di farci pagare di più la benzina, cosa che potrebbe piacere a molti ambientalisti, per Urso questo è un grande successo. Del resto dopo aver provato a dire che in realtà era un solo benzinaio sull’autostrada ad aver appeso il cartello di 2,70 euro; che il prezzo è alto perchè ci facciamo servire anziché fare il self service, e che era colpa prima dei distributori, poi dei raffinatori, oggi Urso ripete tronfio: “La benzina in Italia ha il prezzo industriale più basso d’Europa, se poi il prezzo finale alla pompa diventa il più alto è colpa delle accise”.
E chi mette le accise? Il Governo. Quindi la colpa del prezzo alto della benzina è colpa di Urso. Il prezzo finale infatti è costituito per il 58% dalla componente fiscale (Iva e accise) e per il restante 42% dal prezzo industriale.
Quest’ultimo tiene dentro tutti i costi associati alla materia prima, nonché i costi di struttura (logistici, commerciali e amministrativi), nonché i margini del gestore.
Se poi si considera che la materia prima costituisce, rispettivamente, un ulteriore 33 e 40 per cento, il margine lordo su cui l’operatore può agire per modificare il prezzo alla pompa è pari al 9 per cento per entrambi i prodotti. Peraltro, è impiegato anche per coprire costi derivanti da obblighi di legge (si pensi alla miscelazione dei biocarburanti), oltre che per remunerare i passaggi lungo la filiera. Ma appunto è inferiore a quello delle imposte messe dal governo.
Che in Italia sono le più alte d’Europa. Ogni anno lo stato incassa 30 miliardi tra imposte e tasse sulla benzina.
E per effetto delle accise e dell’Iva sui carburanti, solo in queste vacanze, tra esodo e controesodo estivi nelle sue casse, secondo le stime, entreranno attorno ai 2,2 miliardi di euro.
Un extraprofitto, come direbbe Urso. Anzi come ha detto la stessa Meloni riferito alle banche “un extra profitto ingiusto”. Del resto come sappiamo tutti la stessa Giorgia Meloni in campagna elettorale prometteva di tagliare le accise considerate ingiuste.
Ora invece secondo Urso non si possono toccare perché, parole sue “le accise vanno a finanziare il taglio del cuneo fiscale”. E noi che pensavamo servissero per la guerra di Etiopia (si lo sappiamo che dal ’95 vanno nella fiscalità generale).
E per quanto riguarda i cartelloni, per il ministro del made in Italy si tratta di “una misura risultata pienamente efficace che ha consentito, in un sistema di mercato, di contrastare la speculazione, dando piena trasparenza e quindi consapevolezza e capacità di scelta al consumatore”.
Ripetiamo la domanda a Urso: ma secondo lui un viaggiatore si dovrebbe prima percorrere tutta l’autostrada, guardare i cartelli, riuscire a segnare il prezzo mentre va a 90 all’ora, arrivare al casello, fare il conto di dove costa meno, e tornare indietro per fare il pieno, avendo nel frattempo consumato il triplo del carburante, soldi e inquinamento?
“Conto che il 2 davanti non lo si vedrà più” aveva dichiarato a febbraio il ministro Salvini, garantendo che il governo sarebbe prontamente intervenuto nel caso in cui il prezzo dei carburanti avesse superato i 2 euro al litro. Ora che questa soglia è stata largamente sorpassata, il governo non solo non fa nulla, ma lascia che Urso continui a dichiarare allo sbaraglio. Anziché ammettere il fallimento, che stanno pagando tutti i cittadini italiani. Anche se gli ultimi a poterlo criticare sono i Green contrari ai fossili, e pro elettrico. Anzi diamo un consiglio a Urso. La prossima volta dica che il prezzo industriale dei carburanti in Italia è il più basso d’Europa, ma il governo lo fa volutamente diventare il più alto attraverso le accise per disincentivare i motori a combustione e spingere la decarbonizzazione. Così piacerà anche a Schlein, e Bonelli, che non si capisce perché ora lo stiano criticando. E avremo ufficialmente il governo Fratoianni, modello Urss.
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