Le calamità possono accadere ovunque, ciò che fa la differenza è come vengono gestite. E la cattiva gestione dell’aeroporto di Catania in seguito all’incendio del 16 luglio ha trasformato l’incidente in una vera e propria emergenza nazionale. Senza che per giorni il governo la trattasse come tale.

L’aeroporto di Catania è il quarto d’Italia per numero di passeggeri: 1,3 milioni di viaggiatori al mese, 246 aerei al giorno. Ma soprattutto è l’unico vero mezzo che collega la Sicilia al continente. E da dieci giorni è fermo. Con un ulteriore dramma nel dramma: non ci sono comunicazioni. Migliaia di passeggeri che non sanno se partiranno, dove arriveranno, quando, e da lì come si sposteranno. Una figuraccia colossale del turismo italiano di fronte a tutto il mondo e una lesione al diritto alla mobilità dei cittadini, che non sanno più a chi rivolgersi.

Per questo per una settimana nessuno ne ha parlato. Finché, grazie ai social, i passeggeri esausti hanno iniziato a raccontare le peripezie indegne di un Paese civile. Open to meraviglia! Finché non è intervenuto Adolfo Urso, il ministro che rilascia una intervista a settimana, per ripetere la sua missione dello Stato stratega su ogni dossier: industria del bianco, Lukoil, automotive, telecomunicazioni, materie critiche, chip, Ilva, caro voli e prezzi calmierati dei beni alimentari. E così, senza che nessuno glielo avesse chiesto e senza risolvere nulla, Urso ha inviato una nota stampa criticando tutto e tutti senza proporre alcuna soluzione. Per poi scrivere una lettera, anche quella senza efficacia, alla società aeroporto Catania (Sac) e a Enac. Facendo irritare il presidente Schifani che gli ha risposto piccato. Perché tutto serviva in questo momento tranne che allenatori della nazionale (stratega).

E mentre Giorgia Meloni su Catania tace e Salvini convoca il solito inutile tavolo a babbo morto, continuando a blaterale persino difronte a questa tragedia di Ponte sullo Stretto (la novità del giorno è che la partenza del cantiere nel 2024 è diventata un “se”), il ministro Crosetto manda militari, tende e strutture per il check-in facendo l’unica cosa utile per riaprire l’aeroporto.

Annarita Digiorgio

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