Il Presidente della Cassazione, Giovanni Mammone ha aperto ieri l’anno giudiziario con una relazione vasta sullo stato della giustizia, e con una polemica evidentissima contro l’abolizione della prescrizione. Mammone ha demolito il provvedimento entrato in vigore il 1° gennaio. «Il blocco della prescrizione – ha detto – prolungherà la durata dei processi e procurerà ulteriore carico per la struttura giudiziaria, di modo che coloro che sono sottoposti a giudizio, dopo la sentenza di primo grado potrebbero rimanere per lungo tempo in questa condizione». E poi: «Le vittime del reato vedrebbero inoltre prolungarsi i tempi della risposta di giustizia e del risarcimento del danno patito».
La riforma della prescrizione, ha aggiunto Mammone, oltre ad aggravare la già disastrata situazione del processo penale, non incide minimamente nella fase dove maturano la maggior parte delle prescrizioni. E cioè nelle fasi «dell’indagine e dell’udienza preliminare, in cui si verificano le maggiori criticità che determinano la dispersione dei tempi e la maturazione della prescrizione». Mammone, poi, elenca i futuri effetti della legge Bonafede-Travaglio sulla Cassazione: 20.000-25.000 processi in più all’anno, con incremento del carico penale vicino al 50%.
Alfonso Bonafede
Sarebbe interessante conoscere chi scrive i discorsi del ministro della Giustizia. Probabilmente Rocco Casalino. La relazione del Guardasigilli grillino, fredda e burocratica, è stata un collage di proclami autocelebrativi e propagandistici, descrivendo un mondo che esiste solo sulla piattaforma Rousseau.
Bonafede ha più volte enfatizzato gli sforzi “assunzionali” – lui li chiama così, con uso incerto della lingua italiana – fatti per aumentare la pianta organica dei magistrati. Un ritornello che ripete in ogni occasione. Si tratta, va ricordato, di un aumento di organico solo tabellare, quindi teorico. Allo stato, dopo il varo delle nuove piante organiche, in concreto finiranno per aumentare solo le percentuali di scopertura degli uffici. La differenza la fanno, infatti, solo le nuove assunzioni di magistrati e non i posti tabellari e su questo piano Bonafede appare addirittura meno efficace dei suoi predecessori.
I posti messi a concorso da Bonafede sono inferiori alla media degli ultimi anni. Con il concorso 2019 sono banditi solo 310 posti. L’anno scorso il concorso era stato bandito per 330 posti. Il tanto bistrattato governo Berlusconi, ad esempio, con il concorso 2009 aveva bandito 350 posti e 360 con il concorso 2010. Dopo essersi concentrato sugli sforzi “assunzionali”, Bonafede non poteva non fare un accenno alla legge Spazzacorrotti, poco prima stroncata da Mammone. Il processo eterno, per Bonafede, è una “conquista di civiltà”.
David Ermini
«L’anno appena terminato è stato caratterizzato da vicende dolorosissime per il Csm, venute alla luce nel corso di una indagine giudiziaria. Questa indagine ha disvelato un agire prepotente, arrogante e occulto tendente a orientare inchieste, influenzare le decisioni del Csm e screditare altri magistrati. Durissimo è stato il colpo al prestigio, alla credibilità e alla autorevolezza del Consiglio e dell’intero ordine giudiziario.
Gravissima la lesione della legittimazione dell’uno e dell’altro agli occhi dei cittadini». Non poteva non esordire così il vicepresidente del Csm. L’indagine giudiziaria citata da Ermini è finita nel dimenticatoio, non sono finite nel dimenticatoio le pratiche spartitorie fra le correnti dell’Anm. Da qui, la necessità di adottare «un metodo di lavoro trasparente, rispettoso delle regole e volto a corredare ogni delibera di adeguata e approfondita motivazione».
Dopo il caso Palamara, «occorre che la condotta di ogni singolo consigliere, sia togato che laico, non sia inquinata, anche solo sul piano dell’apparenza, da pressioni o ingerenze correntizie o partitiche».
