Modena fu la capitale di uno degli antichi Stati che dettero vita al Regno d’Italia. Attualmente fa parte della Repubblica italiana e dovrebbe rispettarne la costituzione e le leggi in vigore. Ma così non è.

Nelle scorse settimane il sindaco della città Massimo Mezzetti e l’assessore alle politiche di genere Alessandra Camporota, nominata come prefetto, hanno ordinato la rimozione di manifesti regolarmente affissi da Pro vita e famiglia dal titolo “Fuori il gender dalle scuole”. L’associazione ha prontamente replicato che la decisione del sindaco e dell’assessore era platealmente illegale perché gli stessi identici manifesti erano già stati affissi a Bergamo e l’istituto nazionale di autodisciplina pubblicitaria (Iap), organo competente in materia a cui il comune si era rivolto, ne aveva certificato la correttezza.

A questo punto, incredibilmente, il sindaco ha confermato la decisione annunciando una futura modifica delle regole comunali che attualmente fanno riferimento proprio alla competenza dello Iap. Non solo, lo stesso sindaco ha dichiarato: “Il mio è un atto politico, in scienza e coscienza e lo rivendico come tale. Se fossi stato borgomastro di Monaco nel 1925 avrei fatto ritirare da tutte le librerie del mio Comune il Mein Kampf”. Come modenese ed ex ministro ho chiesto al sindaco Mezzetti di scusarsi per questa frase infelice che offende i princìpi della dottrina cattolica, testimoniata da tutti i papi, compreso Francesco, per quanto riguarda l’educazione dei giovani.

Sarebbe ancora più grave se il sindaco, oltre che violare la legge in vigore, insistesse anche nell’offendere il sentimento religioso di tanti suoi concittadini. Davanti a tutto questo vorrei rivolgere qualche domanda al ministro degli Interni Matteo Piantedosi ed ex prefetto della Repubblica: come è possibile che un prefetto in carica in una provincia possa, addirittura prima della fine del mandato, accettare di fare l’assessore nello stesso capoluogo dove esercitava le sue funzioni? È vero che a pensar male si fa peccato, ma non c’è il rischio che in futuro qualche eccellenza più che a svolgere le proprie funzioni e i suoi doveri pensi, invece, a precostituirsi qualche credito con il potere locale? Signor Ministro, è proprio così difficile stabilire che un prefetto possa assumere incarichi pubblici ovunque, meno che nella provincia dove ha esercitato le sue funzioni?

Carlo Giovanardi

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