Jole Santelli in attacco, Vincenzo De Luca in difesa. È così che scende in campo la squadra dei governatori meridionali. Ma perché in questa formazione? Semplice, perché Santelli ha già deciso di aprire bar, pub e pizzerie, senza aspettare il “via” del governo. Il che ci restituisce di lei l’immagine di una donna forte e incurante dei ricorsi che potranno venire da Roma, e della Calabria quella di una periferia del Paese non più lontana e rassegnata. De Luca, invece, continua a essere prudente, se non ossessionato da un riaccendersi dei focolai infettivi, e se c’è una cosa che lo fa imbestialire, si sa, è proprio il caos della movida. Questo inevitabilmente lo appiattisce su un ruolo protettivo, che oggi piace, ma domani chissà.
Per ora, comunque, Santelli e De Luca giocano dalla stessa parte, e quel che conta è che entrambi sono chiamati a una partita decisiva. Bisogna infatti decidere chi, come e quando guiderà la fase 2: se il Nord industrializzato, che ha dalla sua la forza dell’apparato produttivo, o il Sud immunizzato, che può contare invece sulla forza dei numeri, cioè su meno malati, meno decessi e una situazione ospedaliera non più catastrofica come all’inizio della crisi. Il momento sembra essere favorevole al Sud. E il punto, allora, è: riuscirà a trasformare la necessità in opportunità?
Che il Sud sia favorito lo lascia intendere il ministro Boccia, quando dice che fino al 18 maggio il governo monitorerà la situazione, ma dopo le Regioni “potranno fare scelte differenziate sulla base dei contagi”. Il che vuol dire appunto spianare la strada a un Mezzogiorno oggettivamente meno compromesso dal Coronavirus. Il dato clamoroso è però un altro. A favore del Sud si è schierato anche Vittorio Feltri, il più nordista dei nordisti. “È inintelligibile – ha scritto ieri – che alcune Regioni, specialmente del Sud, per esempio Molise, Basilicata e Calabria, dove non si registra il dominio del virus, non siano autorizzate, quando la Lombardia ancora è infetta, a riavviare occupazioni lavorative”. Da notare che le parole di Feltri non sono scontate anche per un’altra ragione.
Piovono sul bagnato di un Nord che ha fatto appena sapere di non essere disposto ad aspettare che altri partano in anticipo; che vuole una fase 2 subito; e ha in animo di guidarla con tutte le sue forze. Perché il messaggio fosse ancora più chiaro, poi, il Nord ha già aperto un contenzioso ufficiale con il governo. Per cui, oltre a essere un ospedale da campo, l’Italia oggi è anche un campo di battaglia. Sono aperte contemporaneamente almeno due sfide. Da un lato, quella – tutta politica – delle Regioni di centrodestra contro il governo. Dall’altro quella – tutta territoriale – delle Regioni del Sud contro quelle del Nord, viste con particolare sospetto perché “riaprendosi” potrebbero provocare un peggioramento generale dell’emergenza.
Ma non è finita. Non è escluso che possa aprirsi anche una terza sfida. Questa volta interna al Mezzogiorno, tra le Regioni citate da Feltri, tutte di centrodestra, e le altre guidate dalla sinistra. Qui il discrimine potrebbe essere proprio l’atteggiamento da assumere nella fase 2. Giocare in attacco o in difesa? De Luca finora si è ben posizionato tra i pali. E con ottimi risultati, come confermano tutti i sondaggi. Ma è evidente che se vuole vincere anche la sua personalissima partita, quella della rielezione, non può che cambiare ruolo. Nella fase 2 serve un altro tipo di dinamismo: bisogna riaccendere la fiducia, semplificare le procedure, aprire i cantieri, completare i progetti sospesi da troppo tempo e rimettere in moto l’economia. Sono temi a lui noti. Ma che altri oggi cominciano ad agitare.
