C’è anche il governatore della Toscana Enrico Rossi nell’elenco degli indagati per l’inchiesta aperta dalla procura di Firenze sulla per l’assegnazione del servizio regionale di trasporto pubblico. Assieme a Rossi l’avviso di garanzia è stato notificato a due funzionari della Regione, Buffoni e Ivana Malvaso, e quattro componenti della Commissione che ha decretato l’aggiudicazione della gara, Patrizia Lattarulo, Gabriella Rorandelli, Stefano Pozzoli e Mario Sebastiani.

L’INDAGINE – Il fascicolo d’inchiesta, condotta dalla guardia di finanza, è stato aperto per le ipotesi di reato di falso e turbativa d’asta. L’appalto, oggetto dell’indagine riguarda tutto il servizio di trasporto pubblico locale su gomma della Toscana, assegnato dalla Regione per la durata di 11 anni (fino al 31 maggio 2031), dal momento in cui viene stipulato, perfezionato e diventerà attivo il contratto tra la stessa Regione e Autolinee Toscane. La vicenda è stata caratterizzata da un complesso contenzioso amministrativo aperto dal consorzio Mobit, formato da società di trasporto toscane che concorrevano insieme all’aggiudicazione della gara, contro la stessa Autolinee Toscane spa, società che fa parte del gruppo francese Ratp.

Nel dicembre 2019, il Consiglio di Stato, esprimendosi su una precedente sentenza del Tar, ha valutato in sentenza la gara come legittima anche laddove aggiudica un unico lotto regionale – anziché come in passato ‘spacchettato per aree geografiche e di servizio – a un solo gestore per tutta la Toscana. Un altro ricorso al Tar, promosso da Mobit contro la richiesta di nuovi piani economici a corredo del bando e discusso il 26 febbraio scorso, è stato respinto, con un’ulteriore sentenza del Consiglio di Stato, il 15 giugno, che ha deciso che non venisse sospeso l’affidamento della gara per il trasporto pubblico su gomma.

LA REAZIONE DI ROSSI – Per il governatore di centrosinistra “le accuse sono infamanti e ridicole – afferma il governatore della Toscana – Aspetto il momento giusto per procedere a querelare i calunniatori a cui consiglio di prepararsi a pagare per le loro diffamazioni. Per quanto mi riguarda l’accusa è di avere rilasciato, il 13 novembre 2015, dichiarazioni sull’esito provvisorio della gara, prima della sua conclusione formale. In realtà, coloro che hanno presentato l’esposto nascondono il fatto che la notizia già da un mese era di pubblico dominio e che la stampa e le agenzie nazionali l’avevano ampiamente riportata, poiché la seduta della commissione per l’apertura delle buste era stata pubblica, come prevede la legge, e quindi tutti erano a conoscenza del risultato”.

 

 

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