L’India sta diventando un partner insostituibile nello scacchiere internazionale. Secondo il rapporto demografico “State of World Inhabitants Report 2023” pubblicato dal Fondo delle Nazioni Unite infatti, entro il mese di giugno, la popolazione indiana sarà di circa 1,43 miliardi rispetto agli 1,42 miliardi della Cina. Il rapporto inoltre afferma che, entro il 2050, metà della crescita della popolazione mondiale sarà rappresentata da otto Paesi: Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Etiopia, India, Nigeria, Pakistan, Filippine e Tanzania.
L’India, oggi, si sta facendo strada in un mondo che cambia velocemente. La visita di Narendra Modi a Washington di qualche giorno fa, non è stata una visita qualunque soprattutto perché non avviene in un momento qualunque. Gli Stati Uniti seguono con attenzione il premier indiano, il cui supporto è ritenuto cruciale in un momento di tensioni economiche e geopolitiche a livello globale. Sul tavolo dell’incontro temi come la cooperazione industriale, la lotta al cambiamento climatico, le nuove tecnologie, le telecomunicazioni e tanto altro ancora. Secondo Gatewayhouse Forbes, Times of India, l’interscambio economico tra i due Paesi nel 2022 è stato pari a 122 miliardi di dollari e un imprenditore su tre nella Silicon Valley ha origini indiane.
Dicevo, il mondo sta cambiamento così velocemente che, quasi, non ci accorgiamo di come stanno cambiando le forme di governo. L’India, per definizione, rappresenta la più grande democrazia del mondo anche se nell’ultima indagine sulla libertà di stampa di Reporter Senza Frontiere, è precipitata al 150° posto su 180 paesi. La Russia di Putin è dietro di cinque posizioni. Ma il problema non riguarda solo la carta stampata. Nelle università c’è un sistematico allontanamento dei docenti e intellettuali che si oppongono al potere dilagante del Bjp, il partito del primo ministro; così anche nel sistema giudiziario e nella polizia. In molti casi, il diritto di critica si è trasformato in un reato. Altro grande aspetto da non sottovalutare è il difficile rapporto tra l’India e il Pakistan. La storica rivalità tra i due Paesi non deve rendere il Pakistan l’attuale Afghanistan. Sul piano geopolitico l’India è un partner che non possiamo ignorare. È coinvolto direttamente per contenere l’espansionismo cinese nell’Indo-Pacifico. La domanda non è quindi India o Cina, ma la domanda è cosa fare con l’una e cosa con l’altra. Non dobbiamo stiamo a guardare. La nuova classe media del mondo di domani è li. E noi? Chiudo dicendo, non rassegniamoci mai all’idea che la democrazia, seppur lenta, complessa e contorta, non sia la strada verso quel mondo nuovo che, come diceva Spinelli: «è una via da percorrere, non facile né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà».
Se nel 1947 il premier laburista inglese Attlee incaricato di separare l’India dall’impero britannico, era convinto che l’India come i nuovi paesi indipendenti, «avrebbe teso a degenerare in dittatura», noi dobbiamo dimostrare che l’evoluzione culturale politica e sociale deve guardare a nuovi orizzonti e non tornare indietro.
