È stato aggiornato ad almeno nove morti il bilancio del crollo di un ghiacciaio della catena dell’Himalaya, il Nanda Devi, in India, che si è spaccato portando macerie, fango e una grossa quantità di acqua fino a valle. I dispersi potrebbero invece essere oltre 150. Un bilancio quindi in costante aggiornamento, quello dell’incidente nella zona di Tapovan, nello Stato di Uttarakhand, che potrebbe essere quello di un vero e proprio disastro.

Il materiale del crollo si è riversato a valle, finendo in due dighe, quelle di Rishiganga e Dhauliganga, e in altri bacini d’acqua. Danneggiate numerose case. È stata emessa un’allerta per invitare chi vive sulle rive del fiume Alaknanda a spostarsi in posti più sicuri. I dispersi, dei quali continuano le ricerche, sono i 15o lavoratori dei due progetti idroelettrici, attivi sul fiume Alknanda e i suoi affluenti. Non è il primo incidente che si verifica nella zona: frane e allagamenti causati da foti piogge, nel 2013, travolsero migliaia di case e strade interrompendo anche le comunicazioni e provocando oltre mille vittime.

 

L’impianto di Dhauliganga, secondo un portavoce della polizia di frontiera indo-tibetana, Vivek Pandey, è stato distrutto, quello di Dhauliganga è andato danneggiato. I due fiumi scendono entrambi dalle montagne dell’Himalaya e si incontrano prima di ricongiungersi con il Gange.

“Sto costantemente monitorando l’infelice situazione in Uttarakhand. L’India sta con l’Uttarakhand e il Paese prega per la sicurezza di tutti lì. Parlo costantemente con le alte autorità e ricevo aggiornamenti sul dispiegamento della National Disaster Response Force (Ndrf), sul lavoro di salvataggio e sulle operazioni di soccorso”, ha scritto su Twitter il premier dell’India, Narendra Modi.

Antonio Lamorte

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