Innovare la pubblica amministrazione, i prefetti sono pronti

Gentile Direttore,
la lettura dell’appassionato intervento della ministra per la Pubblica amministrazione Fabiana Dadone ospitato sulle colonne del suo giornale rappresenta finalmente un segnale di grande e concreta attenzione di quella che ella stessa definisce “la prima impresa” del Paese. Un segnale che la sottesa concezione innovativa del ruolo che la P.A. deve avere quale motore dello sviluppo, ci induce a cogliere con fiducia ed entusiasmo, quale primo Sindacato della Carriera prefettizia (Sinpref) che ho l’onore di presiedere e che riunisce Prefetti, Viceprefetti e Viceprefetti aggiunti in servizio al Viminale e nelle 105 Prefetture italiane.

Raccogliamo dunque la sfida prospettata dalla ministra e siamo pronti a farcene pienamente interpreti. Da sempre del resto questo è il nostro modo di fare e di essere sindacato: tanto difensori dei diritti, quanto motori del cambiamento, interpreti dell’innovazione e pungolo per un’Amministrazione, come quella dell’Interno che, come reso evidente anche dalla gestione dell’emergenza Covid, è chiamata quotidianamente a rispondere efficacemente e tempestivamente alle più svariate sollecitazioni che provengono dalle altre istituzioni e dai cittadini. La pandemia ci ha infatti visti, come sempre avviene nelle situazioni di emergenza, agire ancora una volta in prima linea. Dietro ai controlli stradali durante il lockdown, dietro a un locale commerciale chiuso per mancato rispetto delle norme anti Covid, dietro all’istituzione di una “zona rossa” c’è stato e c’è il lavoro incessante e quotidiano dei nostri colleghi che, con il sostegno prezioso dei loro collaboratori, silenziosamente, non hanno esitato a garantire la loro presenza sul campo, notti o giorni festivi che fossero.

Lo abbiamo fatto con l’orgoglio di essere non solo dirigenti dello Stato, ma soprattutto di aver giurato di essere al servizio della Repubblica e dell’intera collettività. Ed è con questo spirito di servizio che, come da tempo andiamo ripetendo, siamo aperti alla profonda innovazione che deve incidere prima di tutto su di una cultura che si fondi sulla valutazione del merito e non sì in prevalenza su stucchevoli requisiti di anzianità e premialitá degli appartenenti alle cordate di turno. A questo occorre dire basta, così da rendere davvero possibile ai nostri giovani di scegliere la missione del servizio alla Repubblica da rendere con quella disciplina ed onore che la Costituzione non a caso espressamente richiama; così come rinvigorire i troppi che, negli anni additati come i soli responsabili dei tanti problemi del Paese, si sono ripiegati su se stessi, nel tempo non ispirando più la propria azione quotidiana all’orgoglio di essere un civil servant. Cos’è allora per noi innovare?

Innovare è digitalizzare: da tempo lo sosteniamo, il Covid ha imposto una drastica accelerazione, ma ancora non è sufficiente e molti sono gli ambiti che potrebbero beneficiarne. Innovare è imprimere una svolta manageriale e di valorizzazione del merito: nessuna carriera come la nostra è fatta di relazioni istituzionali, attività di coordinamento, funzioni che fino a poco tempo prima non esistevano e che, improvvisamente, sono state affidate a noi e alla nostra Amministrazione. Le conoscenze giuridiche sono imprescindibili, ma non bastano più. Una efficace soluzione dei problemi passa sempre più spesso da altre competenze “trasversali”, troppo poco valorizzate nei processi di selezione iniziale. Così come la valutazione delle esperienze e delle competenze deve essere il viatico necessario della progressione in carriera.

Innovare è semplificare: da anni si prova a fare delle Prefetture l’unico punto di contatto tra Amministrazioni statali presenti in una provincia e il cittadino. Di rendere tali uffici i garanti della corretta soddisfazione e fruizione dei diritti civili e sociali. In un Paese che da sempre tutela e valorizza le autonomie locali, è quanto mai necessario un tessuto amministrativo statale in grado di essere di essere garante e interprete della sua unità. Innovare significa fare ciò che serve per il bene della collettività: il Recovery Fund è alle porte, l’allarme su potenziali infiltrazioni della criminalità organizzata è incessante. Nel mentre, nelle Prefetture molti degli Uffici sono impegnati in attività di carattere sanzionatorio spesso fine a loro stesse (es. assegni a vuoto). Siamo certi che alcune nostre funzioni (es. antimafia) non andrebbero meglio valorizzate?

Innovare significa “fare presto e bene”: il blocco del turn-over dei primi anni duemila rischia di uccidere la nostra Amministrazione. Abbiamo la dirigenza con l’età media più alta di tutta la Pa e anche il personale non dirigente non è da meno. Alcuni concorsi si sono sbloccati, ma non bastano. Serve un’opera di rigenerazione della nostra così come di tutta l’Amministrazione per scegliere davvero i migliori. Innovare significa formare: tutti e per tutto il corso della carriera. Oggi non esiste una grande impresa che non provveda a formare strategicamente tutto il personale, dai più alti vertici a scendere.

La soppressione della Scuola del Ministero dell’Interno avvenuta nel 2014 ci ha privato del grosso di quella attività di formazione sulle funzioni che ci caratterizzano che solo in parte la Sna è in grado di sopperire, tanto che oggi, come Sinpref, abbiamo avviato un percorso di formazione online che mette a confronto colleghi con esperti esterni all’Amministrazione che sta avendo un grande successo. La Carriera prefettizia c’è, come sempre è stata presente nei suoi oltre due secoli di storia, in grado di farsi attore e interprete del cambiamento della società e delle istituzioni.  Noi, come la Ministra, questa occasione non la vogliamo sprecare.