L’emergenza Coronavirus è “finita”, quindi si può riprendere a licenziare apparentemente in barba al Decreto Rilancio che proroga fino a metà agosto la moratoria sui licenziamenti per giustificato motivo prevista già nel Dl Marzo. È il caso della Jabil di Marcianise, multinazionale americana dell’elettronica che ha annunciato il licenziamento di 190 operai nel suo stabilimento in provincia di Caserta.

In una nota l’azienda ha comunicato che riprenderà nei prossimi giorni la procedura di licenziamento già avviata nei mesi scorsi. “Il prossimo 25 maggio – spiegano i vertici di Jabil Italia – ricorrerà il termine previsto per dare seguito alla fase unilaterale della procedura di licenziamento avviata il 24 giugno dello scorso anno, e, contestualmente, scadrà la CIGO per il sito Jabil di Marcianise. Da quel momento, Jabil procederà al licenziamento collettivo dei dipendenti identificati, sempre che essi non abbiano aderito agli schemi di ricollocamento e incentivazione offerti”.

La Jabil, con 120 stabilimenti  200mila dipendenti in giro per il mondo, si difende dalle accuse di mandare gli operai in mezzo alla strada in un periodo di grave crisi economica come quello attuale, causato dall’emergenza Covid, sostenendo che norme alla mano i decreti Marzo-Rilancio parlano di “procedure pendenti avviate successivamente al 23 febbraio 2020”, mentre la vertenza di Marcianise risale ormai al giugno 2019, quando l’azienda annunciò 350 esuberi sui 700 dipendenti. Da quel momento la multinazionale aveva tentato la carta della ricollocazione dei dipendenti in altre aziende, ma “ ad oggi si registra purtroppo un risultato deludente sulle adesioni al reimpiego, nonostante le numerose proposte ricevute, che non ci consente di risolvere il problema. Pertanto, con la data indicata del 25 maggio 2020 dovranno necessariamente essere risolti i rapporti di lavoro per licenziamento collettivo con 190 dipendenti in esubero, ai quali, come già detto, sono state offerte opportunità sia in termini di ricollocamento che di incentivazione all’esodo”, scrive la Jabil in una nota.

Non la pensano così i sindacati, che da mesi si battono per non impedire i licenziamenti. Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm e Failms in una nota congiunta si sono schierate contro la decisione della multinazionale statunitense, definita una “decisione intollerabile e illegale, un atteggiamento irresponsabile”. Per le rappresentanze sindacali la Jabil “in piena emergenza sanitaria ed economica, infischiandosene dei decreti del Governo italiano che li vieta, e non rispettando gli impegni presi al Ministero dello Sviluppo Economico, mette in mezzo alla strada 190 lavoratrici e lavoratori con le loro famiglie, in un territorio già in grave difficoltà”.
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Anche per questo i sindacati hanno proclamato lo sciopero di otto ore allo stabilimento casertano. La decisione della Jabil – spiega il segretario della Fiom-Cgil di Caserta Francesco Percuoco – è inaccettabile anche perché è stata presa in dispregio delle norme nazionali che sospendono i licenziamenti in questo periodo di pandemia, dando la possibilità a costo zero di rinnovare la cassa integrazione già ottenuta”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia