La doppia linea di Salvini: in Italia con Draghi (candidato al Quirinale), in Europa firma il patto sovranista con Orban e Le Pen

Con l’europeismo di Mario Draghi che vorrebbe al Colle, ma anche con i sovranisti europei di Orban e Le Pen, l’estrema destra polacca di Jaroslaw Kaczynski e i post fascisti spagnoli di Vox guidati da Santiago Abascal. È il piede in due scarpe di Matteo Salvini, che in Italia si spende ormai come forza responsabile e di governo, con la Lega presenza forte all’interno del governo Draghi, mentre in Europa torna a braccetto dell’ultradestra che col premier non ha nulla da condividere.

L’Appello per il futuro dell’Europa”, il manifesto e carta dei valori sottoscritta dalle forze politiche che fanno parte dei gruppi dell’Europarlamento “Identità e democrazia” (Id) e “Conservatori” (Ecr), più Fidesz, il partito ungherese di Orban che dopo aver lasciato il Ppe si trova tra i non iscritti, vede in calce le firme di Salvini e di Giorgia Meloni.

Ma se quest’ultima attualmente non appoggia il governo di Mario Draghi, Salvini al contrario punta sempre più spostare sulle sue posizioni l’azione dell’esecutivo, forte anche del concreto rischio di scissione all’interno del Movimento 5 Stelle che indebolirebbe non soli i pentastellati ma anche gli ex alleati del Conte II, il Partito Democratico. Non solo: Salvini questa mattina, rispondendo alla domanda di un giornalista che gli aveva chiesto del futuro dell’attuale presidente del Consiglio, aveva spiegato che l’Italia ha trovato in Draghi “una risorsa eccezionale per il Paese. Se a gennaio dovesse dirsi disponibile” ad andare al Quirinale “lo sosterrei”.

Il Carroccio allo stesso tempo rivendica senza timori il manifesto siglato oggi, anzi, lo giudica “un passo concreto che segue il vertice di Budapest organizzato lo scorso aprile con Matteo Salvini, Viktor Orban e Mateusz Morawiecki”.

Ma cosa dice l’Appello per il futuro dell’Europa? Scompaiono i riferimenti all’uscita dall’Europa, una tesi molto in voga fino a poco fa nella stessa Lega di Salvini, mentre ci sono forti riferimenti ad una volontà di una Europa “rispettosa dei popoli e delle nazioni libere”, mentre si boccia l’idea che “i popoli siano sottomessi all’ideologia burocratica e tecnocratica di Bruxelles che impone norme in tutti gli ambiti della vita quotidiana”, arrivando a definire le istituzioni europee “uno strumento di forze radicali che vorrebbero realizzare una trasformazione culturale e religiosa per arrivare alla costruzione di un’Europa senza Nazioni”.

Due ovviamente i nemici dei sovranisti europei: il primo appunto è la “tecnocrazia di Bruxelles”, l’altro ha invece un volto ben più chiaro e noto, quello di Emmanuel Macron. Il presidente francese sarà l’avversario di Marine Le Pen il prossimo anno nella corsa all’Eliseo e quest’ultima deve iniziare la sua offensiva, a maggior ragione dopo la dura batosta elettorale alle recenti elezioni regionali in Francia, dove il suo Rassemblement national non ha conquistato alcuna presidenza di regione.

L’ovvia scelta di campo di Salvini in Europa rende ancora più paradossale la situazione della Lega in Italia, forza di governo con Draghi, attualmente il più stretto alleato a Bruxelles proprio di Macron e di Angela Merkel. Una incoerenza segnalata dal segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, che ricorda all’ex ministro dell’Interno come “non si può stare allo stesso tempo con l’europeismo e con Orban. Non si può essere sostenitori insieme di Draghi e di Orban. Semplicemente, non si può”.

Il segretario Dem sottolinea inoltre nell’Alleanza europea di Salvini e Meloni ci siano due primi ministri, Orban e Morawiecki, che l’anno scorso “han messo il veto al Next Generation EU e al Recovery Plan che salva l’Italia. Solo la determinazione degli altri 25 li ha poi battuti”.