"Per non aver commesso il fatto" cari pm
La lezione di Domenico Ovaiolo, l’ex direttore rinuncia alla prescrizione e viene assolto dopo 10 anni gogna
Tanto rumore per nulla. E anche tanta sofferenza personale e professionale, e tanta attesa perché dieci anni per arrivare a una sentenza non sono pochi. Ogni volta che la cronaca giudiziaria fornisce notizie di assoluzioni che arrivano a tanti anni dai fatti spazzando via le accuse, i sospetti e la gogna di un’inchiesta della Procura viene da pensare a questo: alle attese, ai cambi di rotta violenti e improvvisi di vite e carriere, al rumore per nulla. Certo, si dirà, l’assoluzione è uno degli esiti fisiologici di un processo, si dirà che fa parte del normale corso di un iter processuale.
Ma attendere dieci anni per avere una risposta di giustizia è troppo, perchè dai fatti tanti sono gli anni trascorsi. Come appare troppo tenere per tutti questi anni la vita di un professionista legata al filo del sospetto (l’inchiesta arrivò a una svolta nel 2018). Nel caso che stiamo per raccontare c’è stata anche la scure della prescrizione, quel gong, il tempo è scaduto, che per chi è innocente rischia di essere un’ulteriore bolla fatta di sospetti in sospeso. In questo caso la prescrizione è stata scongiurata, anzi meglio dire allontanata. L’imputato ha espressamente rinunciato alla prescrizione ed è così che i giudici sono entrati nel merito delle vicende al centro delle accuse e le hanno giudicate, al termine del processo di primo grado, insussistenti. Assoluzione con formula piena, si sarebbe detto un tempo.
«Per non aver commesso il fatto» recita il dispositivo firmato dai giudici del tribunale di Napoli nei confronti di Domenico Ovaiolo, l’ex direttore amministrativo dell’ospedale di Caserta. Era finito a giudizio con l’accusa di turbativa d’asta in relazione all’affidamento di un appalto da parte del presidio ospedaliero casertano. I fatti risalgono a quasi dieci anni fa. La Procura aveva indagato e poi portato a processo Ovaiolo per aver firmato la delibera di affidamento, datata 12 dicembre 2012, insieme all’allora direttore generale dell’ospedale di Caserta, Francesco Bottino (la cui posizione è stata archiviata) e al direttore sanitario dell’epoca, Diego Paternosto (che non è stato mai coinvolto nel procedimento giudiziario). L’accusa ruotava attorno alla procedura di affidamento per la fornitura di quattro colonne laparoscopiche per l’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta e al sospetto che fosse stata favorita una ditta in particolare.
Nei confronti di Ovaiolo l’accusa reggeva su una base fragile, fragilissima. La difesa dell’ex direttore amministrativo dell’ospedale casertano (nel collegio gli avvocati Elena Lepre, Stefano Montone e Paolo Di Furia) lo ha dimostrato nel corso del dibattimento, evidenziando che l’imputato non aveva avuto alcun ruolo nella procedura di affidamento avendo preso servizio come direttore amministrativo il primo dicembre 2012, quindi pochissimi giorni prima che fosse emanata la delibera in questione, e che dunque la sua firma aveva come presupposto un mero controllo formale dell’atto. Inoltre, la difesa ha puntato anche su un altro aspetto: il reato di turbativa viene integrato nel caso di accordo illecito finalizzato ad alterare la gara, circostanza, quest’ultima, che dall’istruttoria dibattimentale non è emersa a carico di Ovaiolo. Di qui la decisione del collegio giudicante e la pronuncia di assoluzione nel merito, con la formula più ampia. Assolti anche gli altri imputati, ovvero gli imprenditori Vincenzo e Rosario Dell’Accio e l’ex direttore dell’unità tecnologica ospedaliera del San’Anna Nicola Tufarelli, per i quali è scattata la prescrizione.
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