“Russofobia” e “incitamento all’odio”. Per Mosca, due accuse gravi, anzi, gravissime. Al punto che lo stesso ministero degli Esteri della Federazione Russa ha compilato una sorta di lista di proscrizione dove sono stati inseriti tutti i personaggi pubblici che attraverso interviste o dichiarazioni si sono “macchiati” di avere espresso idee ritenute contrarie alla Russia. Un tipo di accuse che prima correvano nel web, sui canali social, su Telegram. Mentre ora è tutto pubblico. Tutto istituzionale.
E in questa lista di proscrizione, tra sticker sui canali social e minacce anche da parte degli alti funzionari russi, da ieri compaiono anche tre rappresentanti delle istituzioni italiane: il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Tutti accusati di avere espresso opinioni lesive del governo russo in interviste o discorsi rivolti al pubblico. Per il capo dello Stato, la menzione nel portale di Mosca sugli “Esempi di dichiarazioni di funzionari e rappresentanti delle élite dei Paesi occidentali nei confronti della Russia, che utilizzano ‘incitamento all’odio’, 2025” è addirittura doppia. La prima, perché il 5 febbraio scorso, all’Università di Marsiglia, spiegando come si arrivò alle dittature e alla guerra dopo la crisi del 1929, Mattarella parlò delle guerre di conquista del Terzo Reich paragonando la loro natura con quella della “odierna aggressione russa all’Ucraina”.
La seconda menzione, invece, è dovuta a discorso del Capo dello Stato nell’80esimo anniversario della battaglia di Montecassino, quando Mattarella disse che “la tragedia inumana del popolo ucraino riconduce alla memoria le devastazioni che colpirono i Paesi europei e ci richiamano a un rinnovato impegno nella difesa della pace, della libertà, dello stato di diritto – contro le dittature – valori per i quali i caduti onorati in questo cimitero donarono la vita”. Due interviste, invece, le “colpe” di Tajani e Crosetto. Per il vicepremier si tratta di un’intervista rilasciata a febbraio del 2024; per il titolare della Difesa, invece, delle frasi pubblicate il 6 marzo dello stesso anno.
Da parte di Mosca si tratta di un attacco senza precedenti. Dall’inizio della guerra in Ucraina non sono mancate dichiarazioni di fuoco, ingerenze, tentativi di infiammare il dibattito pubblico e vere e proprie campagne di disinformazione. Non sono mancati nemmeno casi di spionaggio o campagne per reclutare agenti nel Paese. Ma questa volta, l’inserimento del presidente della Repubblica e di altre due importanti cariche istituzionali “in un elenco di presunti russofobi”, come ha scritto la Farnesina, è una novità pericolosa. Al punto che Tajani ha subito convocato l’ambasciatore russo per esprimere le sdegno di fronte a questa lista di proscrizione e chiedere chiarimenti al rappresentante del Cremlino. Ma oltre alla mossa formale del ministero degli Esteri, questa volta si registra anche una solidarietà politica trasversale.
Per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha ribadito il sostegno dell’Italia all’Ucraina, questa mossa della Federazione Russa è “l’ennesima operazione di propaganda, finalizzata a distogliere l’attenzione dalle gravi responsabilità di Mosca, ben note alla comunità internazionale e che la comunità internazionale ha condannato fin dall’inizio”. “Prosegue, angosciosa, la postura aggressiva della Russia in Ucraina: un macigno sulle prospettive del continente europeo e dei suoi giovani” ha detto il capo del Quirinale alla cerimonia del Ventaglio. “L’aggressione della Russia all’Ucraina ha cambiato la storia d’Europa” ha continuato Mattarella, “e quel grande Paese, sulla cui collaborazione avevamo nutrito ampia fiducia nell’Unione europea, ha assunto sempre più una sconcertante configurazione volta allo scontro di potenza militare”.
