La preside Quaresima è innocente, ma è stata massacrata e messa alla gogna dai giornali

Siamo un Paese strano, perché prima si esegue la pena – con tanto di linciaggio e gogna pubblica – poi arriva la sentenza. E non accade solo per i tribunali, ma per tutto ciò che implichi un giudizio, un provvedimento, un’inchiesta. Ieri, dopo settimane in cui è stata trattata come fosse una serial killer, è arrivata la notizia che la preside del liceo Montale è “stata assolta”. L’ispezione ministeriale a cui è stata sottoposta, con l’accusa di aver avuto una relazione con uno studente maggiorenne, si è conclusa con la decisione di non sottoporre la preside ad alcun procedimento o provvedimento disciplinare. Lei ne esce benissimo, il mondo dell’informazione invece no.

Sì, il giornalismo ne esce malissimo. I principali giornali italiani l’hanno massacrata, sbattuta sulle homepage, tratta come una delinquente. Oggi scopriamo che non c’è niente su cui indagare, niente su cui prendere provvedimenti. Eppure per giorni si è presa per buona la parola dello studente, si è dato per scontato che se c’è un’accusa, c’è sicuramente anche il reato o il peccato come in questo caso. Ma anche se ci fosse stata una relazione, quale sarebbe stata la colpa se il ragazzo era consenziente? Se ne poteva fare un discorso di opportunità, non certo di moralità. Invece si è posta una questione morale e dal morale si è passati ad usare i toni del penale. Ci mancava solo che qualche parlamentare chiedesse una nuova legge, un nuovo reato, una nuova pena.

L’escalation moralista non sembra fermarsi, non sembra avere limiti. Ogni tanto arriva qualche segnale in controtendenza, ma è un breve sospiro di sollievo che viene presto cancellato da un’overdose di bigottismo. Oggi siamo qui a dare una buona notizia. Ma non tutte le storie di linciaggio finiscono bene. C’è chi non ce la fa. chi si chiude, chi non si riprende più. La preside del liceo Montale sembra aver tutta la grinta necessaria per non farsi schiacciare. Lo ha dimostrato. E proprio quando ha alzato la testa e ha querelato, i giornali hanno iniziato a fare marcia indietro. Abbiamo assistito così allo strano fenomeno per cui gli stessi quotidiani che l’avevano massacrata, hanno pubblicato articoli contro i giornali che l’avevano massacrata.

In una pagina c’era il pezzo-gogna, nei commenti il pezzo contro la gogna e contro i giornali che usavano la gogna. Da non crederci. Neanche il pudore li ferma, neanche il senso del ridicolo. Ma quei giornali non hanno fatto l’unica cosa che avrebbero dovuto fare, già da tempo. Chiedere scusa alla preside e dire: non lo faremo più. Non linceremo più nessuno, anche se ha sbagliato. Anche se non siamo d’accordo, anche se va a processo. Troppe scuse da chiedere e un altro giornalismo da inventare.