La Tenerezza è in guerra, da sempre. Ed è il volto, ed è il segno. Nella Sindone c’è il manifesto mistero di Cristo, e vi si specchia la fede dei cattolici. Per la cristianità ortodossa, invece, c’è l’cona della tenerezza. Un altro volto, un altro segno: Maria, la madre di Gesù, dipinta da Luca l’evangelista. È lo sguardo di Colei che è modello di tutte le icone sante.
Fu Luca, l’apostolo, a realizzarne il ritratto contemplando direttamente la Vergine, madre del suo amico Gesù. San Luca dipinse questa tavola ancor prima che Maria si avviasse alla Dormizione, ciò che per gli occidentali è l`Assunzione ma che per i cristiani ortodossi e per gli islamici è un’esistenza vigile in questo come nell`altro mondo e per ben tre volte, nella storia, Mosca s`è salvata grazie a questa icona custodita oggi nella chiesetta di Tretyakov.
La prima volta accade con Tamerlano giunto alle porte di Mosca. La città – la “seconda Gerusalemme” per i cristiani, “seconda AlQuds” per i musulmani – si salva perché la stessa notte in cui già gusta la vittoria, Tamerlano riceve in sogno Miriam Ibn Isa, ovvero Maria madre di Gesù, la prescelta secondo il Corano e da lei riceve l’ordine di non procedere oltre. L’invincibile Tamerlano si sveglia e comanda ai suoi di tornare indietro.
La seconda volta accade con Napoleone, la terza volta – il nemico è alle porte – nella Seconda Guerra Mondiale. Della seconda volta ne dà notizia la grande letteratura. Della terza, come con Tamerlano, torna la verità del sacro. L’esercito tedesco è a soli venti chilometri dal centro di Mosca. La partita, nello scacchiere, è a favore di Adolfo Hitler. Giuseppe Stalin convoca i sacerdoti metropoliti della Chiesa ortodossa e si fa consegnare l’icona, in questo caso evocata col suo nome più proprio: Madre della Tenerezza. Stalin prende in consegna l’icona, si chiude nel proprio ufficio dove – racconteranno i testimoni – un tonfo ben preciso lascia intendere l’azione appena accaduta: quello di un uomo che cade in ginocchio. La porta quindi si riapre, Stalin appare nuovamente ai suoi uomini e affida la Madre all’equipaggio di un aereo militare con il preciso ordine di compiere in volo tre giri sulla città. I piloti sovietici, eseguito l’ordine, restituiscono l’icona al custode del materialismo scientifico che l’afferra e fa ciò che aveva imparato a fare, da seminarista. S’inginocchia una seconda volta (e una terza volta ancora quando i sacerdoti metropoliti riprendono in consegna la Madre).
Da quel momento in poi i tedeschi, inspiegabilmente, non riescono più a sparare un colpo. I cingoli dei panzer cedono, gli aerei non si alzano in volo e gli stendardi delle loro divisioni diventano bottino. E ancora oggi sono trascinati nella Parata della Vittoria sulla Piazza Rossa. Tutta una festa ogni anno accompagna il passaggio lento e solenne di una limousine blindata che dalla Tretyakov si destina alla basilica di Cristo Salvatore, la grande chiesa che fu distrutta dai sovietici per farne una piscina, oggi restituita alle sue navate, immersa nel bianco dello Spirito Santo, nell’azzurro di Dio, e nel rosso del Sangue. I colori della Tenerezza.
