Servono alleate proprio le donne stesse
La violenza sulle donne e il codice rosso che non è servito a nulla
Non mi allarmo ogni volta che c’è un caso di cronaca, ma noi maschietti forse abbiamo un problema, se a Milano, capitale dell’emancipazione, ogni giorno si consuma o si tenta uno stupro, e se quasi ogni giorno, una donna che ci abbandona rimane vittima della regola tribale del: “Con me, o con nessuno”.
Ha ragione Ignazio La Russa a richiamare i genitori, perché il problema mi pare culturale. Ci sono moltissimi modi di avere a che fare con una donna. Il migliore, è rispettarla. Credo da sempre che questa massima di comportamento sia da uomini veri, e che, a contrario, trattarle male sia da deboli, ominicchi; come se avere carattere, fosse l’opposto di avere un caratteraccio. Perciò non capisco. In vita mia, i confronti più seri li ho avuti con le mie tante amiche; i miei modelli culturali e professionali più significativi sono tutti donna: mia madre Anna Maria, decisa e smart, sempre di fretta tra scuola dove insegnava, figli (me e mia sorella), e impegni vari da doversi truccare in macchina, nel traffico di Roma; mia zia Augusta, coraggiosa, contestatrice e autentica; Grazia Volo, grande avvocato, donna dura e buona, cui devo l’imprinting professionale; Alessandra Forte, giornalista tv che forgiò la mia prima collaborazione Rai.
Sono un ammiratore delle donne e potrei continuare l’elenco: sono capaci di cose eccezionali, per noi maschi impensabili. Talmente lo credo, che ogni volta che una donna si rivela una ragazzina, mi delude enormemente. Ma ho sempre avuto discussioni con i miei ‘colleghi’ maschi: mi contestavano scarsa gelosia e troppa liberalità quando gli dicevo: “Lasciatele libere di non tornare da voi, perché se lo faranno, sarà per scelta e questo vi gratificherà molto di più”; mai amato, io, una donna che mi adulasse o giustificasse sempre.
Ancora oggi, se mi ci imbatto, mi mette a disagio; preferisco chi mi prende in giro, mi critica o mi contesta. Confesso quindi di non capire quale piacere può procurare prevaricarne la volontà, figuriamoci usarle violenza. Però in una guerra che non si vince certo con le leggi (cvd, il codice rosso non è servito a nulla), servono alleate proprio le donne stesse. Che in alcuni casi sono le prime maschiliste d’Italia.
Quante volte ho discusso con mie amiche che sopportavano uomini prevaricatori, capricciosi, o che sminuivano chi porgesse loro un rapporto paritario, non al cardiopalma, scambiandolo per debole e dunque rinunciabile. Quante volte le ho sentite lamentarsi: “È un coglione, ma è il mio coglione”. Ecco. Sappiate esigere rispetto dalla prima curva, non esitate, premiate chi vi tratta in modo maturo, e allora anche altri uomini capiranno. Quanto a noi maschi, chi tocca una donna non può dirsi uomo. Decidete voi cosa essere, prima ancora che criminali: uomini, o sfigati?
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