L’accoglienza con tutti gli onori del direttore d’orchestra Valerij Gergiev (nella foto a destra), propagandista di Putin, alla Reggia di Caserta il prossimo 27 luglio, ci obbliga a riportare alla memoria dell’opinione pubblica un episodio doloroso e dimenticato. Si tratta della vicenda nobile e tragica di Yuri Kerpatenko, il direttore dell’orchestra sinfonica di Cherson nel momento dell’invasione: un altro artista e musicista, meno famoso di Gergiev, ma soprattutto molto più sfortunato.
Cherson, città dell’Ucraina meridionale attraversata dal fiume Dnipro, fu occupata dagli invasori russi all’inizio della guerra. Come molti ricorderanno, Putin volle che fosse subito celebrato, in quella e in altre province, un referendum-farsa di annessione alla Russia, con i cittadini costretti a votare sotto il mitra spianato degli occupanti; “consultazione” che ovviamente si risolse in un plebiscito a favore di Mosca.
Il rifiuto e l’uccisione di Kerpatenko

L’appello beffardo
Riteniamo giusto dedicare, in questo momento, un pensiero commosso a lui e ai tanti altri musicisti, artisti, intellettuali e scrittori ucraini che hanno perso la vita a causa della vile aggressione dei moscoviti. Alla luce di queste considerazioni, suona davvero beffardo l’appello alla “libertà della cultura”, in nome del quale il governatore De Luca consente al propagandista di Putin di tenere il suo trionfale concerto in terra italiana; un’ipocrisia cui si sono accodati, davvero ingenuamente, molti altri politici e commentatori nostrani.
Nel corso della sua brillante carriera artistica in Russia e all’estero, sicuramente Gergiev deve aver avuto modo di conoscere Kerpatenko; forse hanno addirittura lavorato insieme. Ha mai speso una parola, un gesto, un pensiero di cordoglio circa l’assassinio del suo collega? Il previsto concerto di Gergiev nella Reggia di Caserta rappresenta un affronto per tutti gli uomini liberi, e copre di vergogna la democrazia italiana.
