“L’eparina funziona contro il Coronavirus”, nuova speranza da una ricerca britannica

Nella pratica, tra le corsie degli ospedali, viene già utilizzata per contenere gli effetti dell’infezione da coronavirus ma, al momento, mancava un trial clinico consolidato che ne confermasse i risultati. Per questo motivo l’Aifa – l’Agenzia italiana del farmaco – ha dato il via libera a uno studio specifico sull’efficacia dell’eparina a basso peso molecolare nei pazienti Covid.

L’efficacia dell’anti coagulante, infatti, non è correlata ai suoi effetti sul coronavirus quanto, piuttosto, alla sua capacità di prevenire trombosi, una delle causa di morte ricorrenti tra i pazienti Covid. Il farmaco infatti, rendendo più fluido il sangue, aiuta a sciogliere i coaguli ematici che portano all’occlusione delle vene e delle arterie.

Uno studio inglese pubblicato sul  ‘Journal of Thrombosis and Haemostasis’ ha dimostrato che l’uso dell’eparina riduce fino al 20% la mortalità, e non solo in relazione al suo effetto anti coagulante. “L’eparina – si legge nel paper -può influire sulla disfunzione microcircolatoria, ridurre il danno d’organo e agire sulla disfunzione endoteliale che contribuisce agli effetti cardiaci, un’altra complicazione sempre più ricorrente del Covid19”.

Secondo i ricercatori inglesi, poi, l’eparina potrebbe svolgere un’azione anche sul virus stesso.

“Il ruolo antivirale dell’eparina – spiegano – è stato studiato in modelli sperimentali: è in grado di legarsi a diverse proteine ​​e quindi agire come efficaci inibitori dell’attaccamento virale. Ad esempio, nel caso di infezioni da virus dell’herpes simplex, l’eparina compete con il virus a livello delle glicoproteine ​​della superficie della cellula ospite, per limitare l’infezione, e nell’infezione da virus zika, previene la morte cellulare indotta da virus di cellule progenitrici neurali umane”.