Europa
L’Europa deve ritrovare le sue radici spirituali per ricostruire identità, fiducia e coesione
La crisi europea non riguarda solo politica e istituzioni: è soprattutto uno smarrimento culturale. Le religioni, che operano dove il mercato non arriva, sono il riferimento morale da cui dover ripartire
Una sentenza senza appello. L’Europa, così com’è, è un malato terminale con al massimo vent’anni di vita. Bontà sua, Trump con i consueti modi “eleganti” ha messo però il dito nella piaga e ha sbattuto in faccia a noi europei una “verità” che ancora in troppi si ostinano a non accettare, ancorati a un’idea di Unione del bel tempo che fu. In tempi non sospetti, proprio sulle pagine di questo giornale, avevo parlato di “Americanexit”: in sostanza, di quella che sarebbe stata la posizione della nuova Amministrazione americana nei confronti del vecchio continente. A farla breve, appena eletto, il presidente Maga già ci diceva che d’ora in avanti avremmo dovuto cavarcela da soli, perché gli Usa avevano imboccato un’altra strada, quella dei propri esclusivi interessi. E non avrebbero fatto prigionieri.
I dazi sono stati il primo campanello d’allarme. Ma in realtà il punto è che Washington non ci ritiene più un interlocutore interessante o rilevante. Ad essere onesti, con più di una ragione. E non basta nascondere il dito dietro la solita accusa di grettezza rivolta a Trump per l’approccio da venditore porta a porta che riserva a tutti i suoi interlocutori. Ormai si sa che l’inquilino della Casa Bianca rispetta solo chi ritiene utile in un’ottica di business e ingaggia ogni volta un braccio di ferro con quelli che ritiene alla sua altezza. L’Europa, nella sua fragilità attuale, non risponde a nessuna di queste caratteristiche. Peraltro, il ritorno sulla scena dell’autonomia delle singole nazioni, che smentiscono e smontano i provvedimenti di Bruxelles un giorno sì e l’altro pure, non fa che rafforzare questa percezione di irrilevanza dell’istituzione comune che, agli occhi di chi guida gli Stati Uniti, appare come un morto che cammina.
Che sia vera o no, la condanna americana non si può derubricare con un’alzata di spalle, e dunque occorre porsi seriamente la domanda su come e da dove ripartire. Un elemento in questi mesi è la formulazione del bilancio comunitario sul tavolo di Parlamento e Commissione. La questione è dunque sempre la stessa, cioè quali sono le priorità e dove andare a investire. È chiaro che una politica finanziaria europea non può essere schiacciata semplicemente sulla spesa militare. Ed è altrettanto chiaro che se serve una nuova spinta, una nuova visione, non può prescindere dalle radici identitarie che ci uniscono tutti. Se è anche vero che solo le religioni sono in grado di fondare una civiltà, in questo ragionamento, proprio la voce delle religioni deve trovare una collocazione.
Va detto che un oceano, non solo geografico, divide lo spirito religioso europeo da quella forma testimoniale e un po’ reazionaria che caratterizza tutte le chiese americane, specialmente quelle dove l’appartenenza ha toni e forme più spettacolarizzate. Ma se lì quella forza è così viva, forse ha qualcosa da suggerire anche alla stanca, cinica e secolarizzata Europa. E può farlo se ci rimanda ad alcuni punti fermi: il primo, come ha ricordato anche l’Arcivescovo Delpini nel suo annuale discorso ai milanesi, che “la casa non cade” se mantiene ferme le proprie fondamenta in una prospettiva che va oltre l’ordinario. Ma soprattutto che le religioni operano dove le istituzioni e il mercato non arrivano. Gestiscono servizi essenziali, sostengono chi è ai margini, costruiscono comunità, sono cioè un’infrastruttura “invisibile” senza la quale nessuna politica di coesione può funzionare davvero.
Insomma, lungi dall’essere uno strumento brandito come una clava nella battaglia anti-woke, in un tempo segnato da polarizzazioni, perdita di fiducia, sfiducia e frammentazione, le religioni possono ancora rappresentare luoghi di senso e di riferimento morale. A patto di non farne una semplice bandiera da tifoseria. E allora anche l’Europa può ripartire da qui.
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