L’inflazione scende più del previsto (+1,8% in Italia a ottobre) ma l’economia dell’Eurozona è sempre più ferma. Lo dicono gli ultimi dati sul PIL del terzo trimestre: Germania -0,1%, Italia stazionaria a +0,04%, cioè praticamente zero, Francia +0,1%, Spagna +0,3%. E tutta l’Europa più legata alla Germania, dai Paesi baltici alla Cechia, all’Austria, è in crisi profonda. Nei giorni scorsi la BCE, dopo dieci aumenti consecutivi, ha lasciato invariati i tassi al 4,50%. Obiettivo lotta all’inflazione raggiunto? Aspettiamo di vedere se i cali dei prezzi continueranno. La cosa certa è che i motori dell’economia della moneta unica si sono spenti.
Sulla 4 cilindri dei principali Paesi europei continua a spingere solo il pistone della Spagna che tuttavia era uscita tardi dalla crisi pandemica e oggi sta semplicemente recuperando il terreno perduto. La BCE ha applicato ad una inflazione da costi come quella europea una cura troppo forte e dosata in tempi troppo ravvicinati. Risultato: siamo in stagnazione. I prezzi sono scesi soprattutto perché il loro aumento derivava non da un eccesso di domanda bensì dai rincari di energia e materie prime, complice la guerra russo-ucraina. Rincari che oggi sono in parte rientrati.
Ora il problema è rilanciare la crescita. Ma riaccendere il motore delle attività economiche, dei consumi e degli investimenti, dopo che si sono impennati tassi e mutui, è molto più difficile che riaccendere il motore di un’auto. Perché si è spenta anche quella fiducia di famiglie e imprese che era stata il grande propulsore della ripresa post pandemica. Lo scenario è cambiato. E sul futuro pesa oggi anche la crisi di Gaza e il rischio di un possibile allargamento del conflitto tra Israele e Hamas. L’Italia ha perso la grande occasione di affrontare con Mario Draghi alla guida del governo questa attuale fase difficile di tutta l’Europa, dando continuità a quel piccolo miracolo economico italiano del 2021- 2022 che permette ancora oggi al nostro Paese di essere davanti a tutti per crescita rispetto ai livelli di PIL del quarto trimestre 2019: Italia +3,3%, Spagna +2,1%, Francia +1,8%, Germania solo +0,3%. La nostra crescita acquisita nel 2023 è dello 0,7% (+0,9% la Francia, -0,1% la Germania).
La manovra che il governo italiano sta varando per il 2024 ha risorse limitate e avrà un limitato impatto. Tutto sommato, tiene in carreggiata i conti pubblici e ciò è positivo, ma potrà fare poco per spingere l’economia italiana. Al di là della manovra, ciò che soprattutto manca in questa fase è la visione del momento delicato che stiamo attraversando e la necessaria concretezza per utilizzare la risorsa del PNRR come volano di crescita e di modernizzazione del Paese. Dopo l’esaurimento del Piano Industria 4.0 e la fine degli onerosi superbonus edilizi, serve oggi un rilancio degli investimenti. E solo le risorse del PNRR possono permetterlo.
