Macron e Bayrou, i capi coraggiosi che qui mancano

French President Emmanuel Macron, right, meets French centrist party MoDem (Mouvement Democrate) leader Francois Bayrou at the Elysee Palace in Paris, France, Tuesday, June 21, 2022. French President Emmanuel Macron was holding talks Tuesday with France's main party leaders after his centrist alliance failed to win an absolute majority in parliamentary elections. (Ludovic Marin/Pool photo via AP)

La scelta di Emmanuel Macron di puntare su un profilo come quello di François Bayrou come nuovo premier è significativa. E per noi riformisti, importante.
Per quello che Bayrou incarna, ma anche per il metodo con cui la Francia, nel suo momento di massima impasse politica e istituzionale, sa ricorrere a talenti eccezionali per provare a risollevarsi. Bayrou è un leader.  Lo è da sempre: ha imparato alle grandi scuole del Novecento, da Mitterand da un lato e da Giscard d’Estaing dall’altro. Ha imparato tanto da aver poi fatto crescerea sua volta il giovane Macron. Bayrou è uno statista che ha guidato le istituzioni (dal piccolo comune di Pau al Ministero della Giustizia) e saputo tessere, costruire, mediare iniziative politiche di primo piano.

Tra le altre cose, ha dato vita al Partito Democratico Europeo, in tandem con l’Italia: lui con il MoDem francese e Francesco Rutelli con la Margherita. Il primo transpartito europeo, datato 2004, Democratico nel nome. Ora, se il leader di cui parliamo è avvertito, saprà meglio di tutti quanto è arduo questo suo incarico, oggi. Deve incollare pezzi quasi del tutto incompatibili, trovarsi una maggioranza in Parlamento e salvare le istituzioni francesi dalla tenaglia dei due populismi speculari – fanatici e pericolosi – di Le Pen e Mélenchon. Tuttavia, non sembra aver avuto esitazioni.

Nell’ora più buia del nuovo millennio, la Francia chiama i più coraggiosi – tra le sue riserve nobili – per tentare l’impresa più difficile. Non sappiamo se Bayrou riuscirà. Sappiamo che così fanno i leader. Investono tutto su sé stessi, rischiando. Saltando, se serve, senza rete pur di ispirare gli altri. Esprimendo capacità, valore, carisma. Mentre ci si interroga sull’allergia della nostra sinistra verso i leader e sull’incapacità di trovarne uno che sappia mettere insieme i centristi (fioccano i nomi, ma poi nessuno prende il coraggio a quattro mani), teniamo a mente che in politica nessuna sfida, per quanto sembri impossibile a monte, si rivela tale fino in fondo. A patto di crederci davvero e di mettersi in gioco senza machiavellisimi. “Federatore”, per esempio, cosa significa? Chi vuole correre, corra senza paura. E dica se vuole essere leader o follower: tertium non datur.