Addio al luogo di culto della Madonna di Trevignano. Dovranno essere rimosse la teca, le panche, le palizzate e ogni altro manufatto sul luogo delle presunte apparizioni. Demolizione immediata, ha ordinato il Comune alle porte di Roma, con un’ordinanza del 18 aprile 2023. È l’ultimo capitolo della saga ormai arcinota della Madonna che apparirebbe su una collina e lascerebbe messaggi alla sedicente veggente Gisella Cardia. Secondo l’amministrazione tutti i materiali e le opere, site sulla collina di via Campo le Rose, oggetto dell’atto sono abusivi. Vanno rimossi, entro 90 giorni, a spese dei responsabili.
L’ordinanza detta “all’associazione onlus ‘La Madonna di Trevignano Romano Ets’, nella persona di Cardia Gianni, in qualità di legale rappresentante, di provvedere alla demolizione di tutte le opere e al ripristino dello stato dei luoghi entro il termine massimo di 90 giorni dal presente documento, con spese a carico dei responsabili“. Per l’atto dovranno essere smantellati: “Il manufatto in legno con tetto ricoperto in guaina ardesiata; la teca in vetro con al suo interno la statua della Madonna; l’altra costruzione in legno contenente una statua votiva; la strada brecciata; le panche in legno e metallo, infisse nel terreno tramite staffe metalliche; le palizzate in legno per dividere il terreno e le corde con cartellonistica indicante aree di parcheggio veicoli e transito a piedi”.
Agli uffici competenti non risultano “memorie, documenti, o informazioni utili nei termini previsti, con ulteriori 15 giorni prima dell’emissione dell’ordinanza”. Il terreno in realtà risulta dell’associazione “La Madonna di Trevignano Romano Ets” ma il luogo di culto, scrivono i vigili urbani, è stato realizzato “in una zona agricola di rispetto, vincolata perché ricadente nel parco regionale di Bracciano e Martignano, la cui destinazione finale è quella di ‘paesaggio naturale agrario’“. E quindi “in assenza di titolo autorizzativo e dei vari nulla osta e pareri obbligatori e vincolanti, e di istanze di permesso a sanatoria” si procederà con lo smantellamento.
La storia della veggente e della Madonna di Trevignano
Scarpulla ha 53 anni, siciliana, ex imprenditrice. A Patti, in provincia di Messina, aveva una piccola azienda che produceva ceramica. Per bancarotta fraudolenta era stata condannata a due anni, pena sospesa. Si era trasferita con il marito Gianni Cardia nel Lazio e aveva fatto un viaggio a Medjogorje. Lì avrebbe preso la statua di una Madonna che avrebbe preso a sanguinare dagli occhi. Ogni 3 del mese, da cinque anni, su una collina di Trevignano Romano, folle di fedeli arrivavano per assistere al presunto miracolo e per accogliere i messaggi della Madonna.
La coppia ha fondato la Onlus “La Madonna di Trevignano Romano”. Dopo che la Diocesi di Civita Castellana ha annunciato un’indagine – per “approfondire l’eventuale fenomenologia dei fatti” e “comprendere se gli eventi hanno carattere soprannaturale” – e dopo che un investigatore privato ha presentato ai carabinieri un esposto sostenendo che le lacrime della Statua sarebbero di sangue di maiale, il caso è letteralmente esploso. La donna, tramite il suo avvocato, ha fatto sapere di non essere sparita come alcuni giornali avevano scritto e di non aver truffato nessuno.
“Ho dato in tutto 123mila euro tutto con bonifici per fare degli acquisti: le panche, la recinzione, una macchina e tante altre cose. Di questi, 30 mila euro li ho dati al marito per sostenere le spese della logistica. Quando ho scoperto che qualcosa non andava mi sono allontanato”, ha raccontato Lugi Avella, 70 anni, ex funzionario del ministero dell’Economia a Repubblica. È uno dei fedeli che ormai i giornali definiscono “pentiti”. Ha riconosciuto comunque di non essere stato in alcun modo costretto alla donazione.
