Staremo altre due settimane in quarantena augurandoci che a maggio parta la fase due. Quella della ripresa, della libera uscita. Ma con mascherina. Gli errori del governo, l’impreparazione degli scienziati nel comprendere come vive e si trasmette il Coronavirus ci costringeranno per mesi a “vivere alla giapponese”. Sì, come quei turisti che, quando non si aveva idea del Covid-19, osservavamo sorridendo nel vederli salire in aliscafo con bocca e naso coperti da una mascherina.
In regioni come le Marche le mascherine sono a portata dei cittadini. Messe a disposizione gratuitamente dal Comune che con i volontari le consegna porta a porta. Luigi de Magistris, il sindaco di Napoli, guarda e tace. Ha ricevuto da enti italiani ed esteri scatoloni di mascherine che ha distribuito negli ospedali. Ancora oggi per molti cittadini guanti e mascherine sono introvabili anche se il sold-out, il tutto esaurito, fa parte del passato: molte farmacie hanno recuperato un prodotto che sembrava sparito. Ma con costi spaventosi per una speculazione che provoca rincari del 500 e del mille per cento.
Due anni fa una mascherina chirurgica veniva venduta a 0,06 centesimi. Lo stesso prodotto oggi si acquista anche per 3,50 euro. Una mascherina Ffp2 è salita da un prezzo di 1,07 a un costo di dieci euro o addirittura di dodici euro. Spesso il farmacista è responsabile di un rincaro moderato. Ma polizia municipale e guardia di finanza dovrebbero intercettare attraverso le fatture i produttori dei presidi di sicurezza per intervenire su chi fornisce mascherine chirurgiche dei tipi Ffp2 e Ffp3 o visiere con rincari da strozzino.
