Moglie sparita in crociera, il marito accusato di averla gettata in mare chiusa in una valigia: “Ci ha abbandonati lei”

Erano partiti insieme a tutta la famiglia per una crociera riappacificatrice partita da Genova nel febbraio del 2017 lungo le coste del mar Mediterraneo. Ma quando la nave è approdata all’ultima tappa, la mamma di quella famigliola non c’era più. Sembra la trama di un romanzo giallo e invece è un fatto realmente accaduto tra il 10 e il 13 febbraio 2017. La donna si chiama Li Yingley, 37enne di origini cinesi. Sotto accusa a processo per quella misteriosa sparizione è finito il marito, l’ex informatico tedesco Daniel Belling, 49 anni, accusato di omicidio e distruzione di cadavere. Per l’accusa avrebbe ucciso la moglie per poi disfarsi del suo corpo in mare. Ma l’uomo, finito in carcere e poi mandato agli arresti domiciliari a Dublino dove viveva con i figli minorenni avuti con la donna e, stranamente, la suocera, ha sempre respinto ogni accusa sostenendo che fosse stata la moglie a decidere di abbandonare la sua famiglia approfittando appunto di una delle tappe di quella crociera.

Secondo quanto riportato da Il Secolo XIX, la procura avrebbe recentemente stabilito l’obbligo di dimora per Daniel Belling, imputato per omicidio e volato in Irlanda dopo il carcere. La ripresa del processo è fissata per metà mese. La difesa intanto conferma la sua ipotesi: “È tornata in Cina”. RomaToday ha ricostruito la misteriosa vicenda. La famiglia si è imbarcata sulla nave da crociera a Genova il 9 febbraio del 2017. Il 10 Li viene vista nel ristornate della nave a ora di cena con il marito e i figli. Dalle 20 in poi, di lei, non c’è più nessuna traccia. La sua assenza verrà però ufficializzata solo all’arrivo della nave a Civitavecchia il 22 febbraio quando il personale della nave si rende conto che la donna non è più a bordo grazie al sistema di conteggio passeggeri a bordo.

Secondo l’accusa sarebbe stato il marito a uccidere la donna per poi disfarsi del corpo chiudendolo in una valigia lanciata poi dalla nave in mare aperto. I sospetti sono ricaduti sin da subito sull’uomo per alcuni suoi comportamenti anomali, come ad esempio il fatto di non aver denunciato la scomparsa della moglie immediatamente e all’arrivo a Civitavecchia si è subito diretto in aeroporto per prendere il primo volo per tornare a casa, senza premurarsi di capire cosa fosse successo alla moglie o dare spiegazioni. L’uomo ha sempre ammesso però che tra i due ci fossero dei dissidi in atto da tempo. Quella crociera in famiglia doveva servire appunto a riappacificarsi. Belling ha sempre respinto le accuse sostenendo che la moglie avrebbe approfittato della crociera per lasciare lui e i figli durante una tappa e sparire.

Ma tra i punti oscuri della vicenda c’è proprio il momento in cui l’uomo avrebbe ucciso la moglie per poi disfarsi del corpo in mare aperto. Possibile che i sofisticati sistemi di videosorveglianza della nave non abbiano ripreso nulla? Come pure, possibile che gli stessi sistemi di videosorveglianza non hanno neppure mai più ripreso la donna in una data successiva al 10 febbraio? Dov’è finita Li? Un altro nodo riguarda la cabina. Quando il 22 febbario la nave è attraccata a Civitavecchia gli investigatori hanno chiesto di analizzare la cabina dei due coniugi alla ricerca di indizi. Con meraviglia trovarono che la stanza era già stata assegnata nuovamente e quindi ripulita da cima a fondo cancellando di fatto tutte le ipotetiche prove o indizi che sarebbero potuti essere ancora sull ipotetica scena del delitto.

A questo si aggiunge che, secondo gli investigatori, se Belling avesse ucciso e messo in valigia la moglie per poi liberarsene gettandola dal balcone della cabina, sarebbe finita sul ponte sottostante largo 12 metri e non in mare. Belling di contro sarebbe potuto uscire dalla cabina con la valigia e raggiungere una delle porte del corridoio che, se aperta, avrebbe consentito di buttare qualcosa in mare senza impedimenti, ma nessuna telecamera riprende una scena di questo tipo. Dalle indagini è emersa anche la registrazione dell’utilizzo di una carta intestata a Li Yinglei lungo un’arteria autostradale irlandese il 23 marzo, e cioè quasi due settimane dopo che Belling era stato arrestato e trasferito nel carcere di Regine Coeli. E da qui l’ipotesi che la donna possa davvero essere fuggita per ritornare magari in Cina. Un mistero rimasto per ora ancora irrisolto.