L’odio dilaga: nelle università, in piazza, sui social. E si scaraventa contro chi osa schierarsi dalla parte di Israele, respingendo la comoda retorica pro-Pal che va di moda. Nella migliore delle ipotesi si viene insultati e minacciati nei commenti in Rete; nella peggiore invece si finisce in pronto soccorso dopo aver subìto un’aggressione fisica. Ma l’allarme sociale va oltre la politica: il linguaggio non ha più un freno e, se usato come linciaggio tra i giovani, rischia di portare a estreme conseguenze le persone fragili che non sono in grado di resistere. Perciò Augusta Montaruli, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, lancia un appello ai partiti: «Facciamo fronte comune, uniamoci tutti per arginare l’intolleranza».

Docenti pro-Israele picchiati e sospesi: perché le università stanno diventando luoghi di violenza?
«All’interno delle università da sempre c’è il confronto di tipo politico, ed è giusto che ci sia, perché gli atenei devono essere il luogo del dibattito, e la politica è la madre del confronto. Il problema è che la sinistra istituzionale, anziché condannare i vari episodi di violenza, ha inseguito quei movimenti. Nessuna parola di rimprovero, di presa di distanza, di condanna. Il risultato? I ragazzi si sentono nel giusto e continuano ad agire con gli stessi metodi. Se la sinistra fosse capace di allontanare i ragazzi che manifestano forme di odio e di violenza, sarebbe possibile contenere il fenomeno».

Perché la sinistra non scarica teppisti e collettivi?
«Semplice: perché è in difficoltà già da un punto di vista istituzionale e parlamentare. Anzi, insegue questi movimenti. Così si arriva a delle estreme conseguenze, come i fatti che abbiamo visto di recente. Ad esempio il movimento Cambiare Rotta ha scritto “-1” davanti alla morte di Charlie Kirk, ucciso peraltro all’interno di un’università. Credo che questo collegamento non sia casuale. Eppure nessuno a sinistra si è alzato per dire che è una vergogna. Così qualche studente, anziché sentirsi in difetto, si sente legittimato a entrare in un’aula e ad assediarla solo perché c’è un insegnante che è stato nell’esercito israeliano. Ci sono troppi cattivi maestri».

E pensare che per Franceschini è finita l’epoca dei moderati. Insomma, bisogna essere sempre più radicali e polarizzare il dibattito…
«L’uscita di Franceschini non mi stupisce, è coerente: per una sinistra in difficoltà, la strada più semplice che ha trovato è quella di demonizzare l’avversario e assumere posizioni sempre meno equilibrate».

Ieri il direttore Velardi ha lanciato un appello contro il clima di odio: fermiamoci, calmiamo tutti i toni prima che la situazione degeneri. Fratelli d’Italia raccoglie l’invito?
«Ribadiamo l’appello affinché ci sia uno stemperamento di un linguaggio d’odio che c’è in tutte le sedi e soprattutto nelle piattaforme social, dove si va a briglie completamente libere senza rendersi conto della gravità e del peso delle parole. Non solo sull’aspetto politico, ma tante volte anche sul piano personale e intimo. Ci sono persone, soprattutto giovani, che arrivano a togliersi la vita a causa di un linguaggio d’odio e di astio. Di fronte a questi linciaggi, una persona appena fragile rischia di entrare in un tunnel da cui non riesce più a tornare dietro, e vede come unica soluzione l’estrema conseguenza di togliersi la vita».

Certamente anche la politica ha le sue responsabilità. Litigi social e in tv non aiutano a placare gli animi…
«Senza dubbio. Ma è un discorso generale che non è limitato al tema Israele-Palestina. Va stabilito il principio per cui si possono avere idee estremamente diverse, ma deve esistere un limite. Il confine è rappresentato proprio dall’aggressività, anche di tipo verbale, perché la violenza è sempre più frequente».

Questo limite può essere costruito con Azione di Calenda e con il Partito Liberaldemocratico di Marattin, che hanno toni più concilianti rispetto alle altre opposizioni? Ora più che mai serve un argine all’intolleranza degli estremismi…
«L’ambizione deve essere costruirlo con tutti, perché io non voglio arrendermi alla deriva del Pd e del Movimento 5 Stelle, soprattutto perché hanno avuto delle responsabilità di governo e ora hanno una responsabilità di opposizione. Quindi rappresentano i primi a cui io faccio appello. Mi rivolgo innanzitutto a chi queste regole non le rispetta perché preferisce ricorrere a un linguaggio violento e inseguire determinati movimenti giovanili. Ecco perché, da esponente politico, sento il dovere di rivolgermi prima di tutto a loro».