Sono passati 7 anni da quel luglio 2013 in cui Chiara e Paolo Morocutti, rispettivamente di 45 e 40 anni, hanno perso Viola, la loro piccola appena nata. È arrivata insieme alla sua gemella Vittoria ma qualcosa è andata storta e nel giro di pochi giorni Viola si è spenta. “Lottiamo da 7 anni per sapere cosa sia successo a Viola, per avere giustizia e conoscere la verità. Ma tra nomine di periti, relazioni mai depositate, ritardi e tempo perso ancora, il Tribunale ancora non si è espresso”, dice Paolo. E la giovane coppia di Ferrara d’Isonzo (Udine) continua a lottare senza darsi pace.
Chiara ha partorito prematuramente in seguito a un’infezione che potrebbe aver contratto in ospedale. Le piccole pesavano 700 grammi a testa: “Dopo 5 giorni la nostra piccola muore nel reparto di neonatologia – continua Paolo – I sanitari ci dicono che sono eventi casuali che accadono e che dovremmo farcene una ragione”. Ma nei giorni a seguire la coppia chiede consulenze a medici legali, ostetriche forensi e neonatologi: tutti rilevano che ci sarebbero stati de gravi errori da parte dei sanitari. Così inizia la loro battaglia legale che ancora non trova la fine.
Più che un processo è infatti una corsa a ostacoli. In 7 anni sono stati sostituiti due diversi consulenti dei giudici, cartelle cliniche scambiate, una diagnosi inesistente in cartella ed indicata come concausa di morte della piccola, rilevazioni di valori errate e pareri richiesti non espressi. “Stiamo lottando da 7 anni per nostra figlia – continua Paolo – è assurdo che al dolore della perdita dobbiamo aggiungere questo. Non hanno avuto rispetto per la persona. Una volta avevamo un’udienza in tribunale e 10 minuti prima che iniziasse uno dei periti ha mandato un fax dicendo che non poteva venire perché era bloccato nel traffico. È rispetto questo? A questo si aggiungono i ritardi e le perizie mai consegnate. Lottiamo da 7 anni, siamo stanchi e addolorati, ma non molleremo”.
Nel 2019 il giudice decide di nominare un nuovo consulente e dopo altri mesi viene fuori una perizia sconcertante. “La causa del parto prematuro è stata una corio amnionite sostenuta da Escherichia Coli che è classificata come una classica infezione ospedaliera – si legge nella perizia – Tale infezione è riconducibile alle 7 visite ostetriche e 9 ecografie transvaginali esperite in antitesi con le indicazioni delle linee guida internazionali”. “Vi è stato un ritardo nel riconoscimento della infezione”, “non idoneo l’antibiotico utilizzato per la cura dell’infezione”, “c’è una discrepanza tra il diario clinico medico e quello infermieristico dove in quest’ultimo viene segnalato lo stato febbrile fin dal giorno del parto”, che “la piccola è deceduta per una grave forma di shock settico che ha determinato la grave emorragia endocranica”, e infine che “la terapia antibiotica è stata sottodosata, c’è stata una sottostima delle condizioni della bambina”.
Soltanto adesso i Morocutti iniziano a vedere la luce alla fine del tunnel. Almeno intravedono la speranza concreta di andare finalmente a processo. Sarà poi il giudice a ricostruire cosa sia successo in quelle drammatiche ore di 7 anni fa. “Noi abbiamo avuto gli strumenti per capire che qualcosa non andava, siamo andati a fondo per vederci chiaro, abbiamo nominato anche noi i nostri tecnici. Non è giusto che le cose vadano così, altri magari non hanno le nostre stesse possibilità. Lo abbiamo promesso a Viola, combatteremo finché non verrà fatta piena luce e giustizia per la nostra piccola bambina che non c’è più”.
