Maria, la 22enne Napoletana del quartiere Pianura, ha tragicamente perso il bambino appena partorito il 5 novembre scorso. I suoi familiari hanno denunciato che il piccolo è morto nella nota clinica napoletana per la lunga attesa per conoscere l’esito del tampone, senza il quale la ragazza non poteva essere operata. Il suo ginecologo Giovanni Festa, le è rimasto accanto fino all’ultimo. È lui che l’ha operata, ed è lui che ha dovuto costatare il decesso del neonato. Poi è uscito dalla clinica per dare la tragica notizia a tutta la sua famiglia. Aveva le lacrime agli occhi quando ha dovuto dire “il piccolo non ce l’ha fatta” a quel gruppo di persone in trepidante attesa di avere una bella notizia. È rimasto al loro fianco anche quando il dolore e la rabbia hanno preso il sopravvento, consigliando alla famiglia di denunciare alle forze dell’ordine l’inspiegabile decesso del bambino.

Intervistato dal Mattino ha raccontato cosa è successo in quelle drammatiche ore che hanno portato alla tragedia. Ha detto che la mamma era sotto monitoraggio nella propria stanza e dopo le 18, una volta arrivato l’esito negativo del tampone Covid, è stata trasportata in sala operatoria. Come previsto in questi casi, è avvenuta la consulenza per l’anestesia e il tracciato che era buono, è stato interrotto affinché si potesse preparare la donna al taglio cesareo. “Quando ho estratto il neonato – ha detto – mi sono reso conto che sembrava come addormentato ma questo può accadere con l’anestesia generale, perciò ho subito tagliato il cordone e l’ho affidato all’equipe dei neonatologi. Mentre proseguivo l’operazione ho chiesto come stava il bimbo e mi hanno comunicato che era privo di vita”.

Il dottore che ha seguito Maria durante tutta la sua gravidanza, aveva notato che durante tutta quell’attesa per sapere l’esito del tampone c’era qualcosa che non andava. La ragazza è arrivata intorno alle 13 ed è stata monitorata per tutto il tempo. “Anche la sintomatologia intervenuta dopo alcune ore, con febbre e vomito per cui è stato eseguito il tampone naso faringeo Covid, stava rientrando con la somministrazione di flebo – ha continuato il medico – Nonostante ciò, avevo notato un profilo coagulativo strano con i valori delle piastrine e del D-dimero anomali, quindi ho espresso il mio pensiero di operarla subito”.

Ma prima dell’operazione sono passate molte ore. “Sono un medico all’interno di un sistema sanitario dove ci sono regole e protocolli, li ho dovuti rispettare”, ha detto. Non sa dire con certezza se il bambino si sarebbe potuto salvare e per questo aspetta l’esito dell’autopsia e delle indagini. “Forse il bimbo poteva salvarsi ma, è altrettanto possibile, che le cose potessero andare ugualmente così perché non siamo a conoscenza della causa del decesso e neanche dei tempi e modi in cui è avvenuto. La mamma soffre di una cardiopatia congenita ma emodinamicamente ben compensata e l’intera gravidanza, giunta a 9 mesi, è stata portata avanti regolarmente senza alcun tipo di problema”. Intanto bisogna aspettare l’esito dell’autopsia per sapere com’è andata e perché il piccolo non ha mai potuto conoscere le gioie della vita.

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