Il dolore di una madre costretta a piangere la morte del proprio figlio è un sentimento indescrivibile, insopportabile, verrebbe da dire contro natura. Ma la signora Frascogna non lo nasconde, questo dolore, e usa parole forti per condividerlo con un’intera comunità, la Casalnuovo delle persone perbene che ieri è scesa in piazza per una fiaccolata in memoria di Simone, il giovane diciannovenne barbaramente ucciso a coltellate da coetanei, pochi giorni fa, per futili motivi, mentre riaccompagnava un suo amico a casa, in una sera come tante presto rivelatasi fatale.

Parole dettate dal dolore e dalla rabbia accumulata in queste ore da parte della mamma di Simone. Duro il messaggio rivolto alla mamma di Domenico Iossa, il 18enne che ha sferrato diverse coltellate a Simone. “Hai pianto fuori alla caserma, qualcuno da dietro ha detto ‘ti aspetterò leone‘: se eri una mamma buono lo portavi tu dai carabinieri. Ero per il perdono ma i vostri figli sono bestie”.

La confessione dei colpevoli, formalizzata da poche ore, non basta a placare la rabbia e l’indignazione per una morte insensata, per una scarica di violenza criminale partita da uno sguardo di troppo, da una lite stradale come tante, resa immane tragedia da una gioventù deteriore e perduta che non rappresenta la vera anima di Casalnuovo, un tempo famosa per essere un polo della moda partenopea, non un luogo di violenza.

C’è anche il desiderio di prendere le distanze da una subcultura criminale, nelle parole, nei tanti messaggi e nello sguardo delle centinaia di persone che hanno partecipato alla fiaccolata. “Simone è anche nostro figlio” recita uno striscione di alcune mamme. Qualcuno si lascia andare ad esternazioni di rabbia e vendetta, ma proprio il padre di Simone, con quello sguardo da bambino, così simile a quello del figliolo scomparso, a placare gli animi e a ricalibrare il turbinio di sentimenti dolorosi in un discorso di pace e di civiltà: “Questo è un paese meraviglioso, e la comunità che stasera è scesa in piazza dimostra che ci sono moltissimi giovani che credono nei giusti valori e sono pronti a manifestare contro la violenza. Casalnuovo non è questa!”. Qualcuno si lascia andare: “Devono marcire in galera!”. La piazza applaude, ma il papà di Simone con un autocontrollo e una saggezza che ha solo chi ha visto l’abisso, ricorda che spesso il carcere è solo una palestra per criminali, e si augura che in questo caso, fatta piena giustizia, l’istituzione penitenziaria possa fungere realmente da percorso rieducativo.

 

Amedeo Junod

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