“Siamo tutti vittime, il personale e i pazienti sono stati emotivamente molto colpiti da quello che è successo. Abbiamo avviato una indagine interna per chiarire tutto”. E’ la versione della clinica Sanatrix dopo quanto avvenuto nella giornata di giovedì 5 novembre dove una donna di 20 anni ha perso il bambino in seguito a complicanze sopraggiunte in attesa del parto cesareo, che sarebbe stato ritardato di diverse ore perché non arrivava l’esito del tampone effettuato, come da prassi, al momento dell’arrivo della partoriente in clinica.

Maria, residente nel quartiere napoletano di Pianura, è stata trasferita alla clinica Pineta Grande di Castel Volturno (Caserta) dove è ricoverata in terapia intensiva. Sulla vicenda, dopo la denuncia dei familiari, sono in corso gli accertamenti della polizia. Gli agenti del commissariato Vomero hanno sequestrato le cartelle cliniche mentre la polizia scientifica ha eseguito i rilievi. L’informativa passerà adesso nelle mani della Procura partenopea.

Intanto dalla clinica del Vomero fanno sapere di aver avviato una indagine interna per far luce sull’accaduto. Raggiunta telefonicamente da VocediNapoli.it, la direzione della clinica esprime il più sincero cordoglio per la famiglia: “Siamo tutti vittime. Per quanto sia grande e inimmaginabile il dolore della famiglia anche il personale della clinica e gli altri pazienti sono stati emotivamente molto colpiti da quello che è successo. Una notizia del genere è sempre tragica e scatena forti reazioni da parte di tutti. Per quanto sia giusto fare luce sulla vicenda, è anche corretto che si attenda la verifica dei fatti da parte della magistratura. È stata avviata anche un’indagine interna. La Sanatrix ha l’interesse di chiarire il tutto anche perché casi del genere non ne sono mai accaduti”.

LA VERSIONE DELLA SANATRIX: “QUALSIASI EMERGENZA POTEVA ESSERE GESTITA” –  In serata, la clinica Sanitrix ha diffuso una nota ufficiale dove ricostruisce quanto accaduto: “Nessun primario, medico, né tantomeno il direttore sanitario della clinica Sanatrix, ha mai dato nessuna disposizione per fermare o ritardare alcun parto se non urgente. Siamo profondamente dispiaciuti per quanto accaduto ma occorre ristabilire la verità dei fatti per non aggiungere dolore ad altro dolore”.
“Rispetto a quanto accaduto la notte scorsa è doveroso precisare che la partoriente è stata sottoposta non solo a tampone per SARV-COV2 ma all’ingresso in pronto soccorso anche a test sierologico che in circa 10 minuti ha dato un risultato negativo. Tale protocollo è previsto proprio per poter gestire l’emergenze in attesa degli esiti del tampone molecolare che richiedono più tempo”. “Con l’esito negativo del test sierologico sulla Signora, qualsiasi emergenza poteva essere gestita dai medici curanti- spiega la direzione della Sanatrix – senza alcuna limitazione da parte del Primario o del Direttore Sanitario, non potendo mai immaginare di ritardare una urgenza medica o chirurgica. Sia il Primario del reparto di Ginecologia, sia il Direttore Sanitario, vista l’ora in cui si sono svolti i fatti, non erano presenti nella struttura né tantomeno hanno impartito ordini ostativi al parto, visto che sono stati informati solo dopo l’evento, come è facilmente ricostruibile dal magistrato prontamente intervenuto”.
“Il personale medico, paramedico, infermieristico e di sicurezza della Clinica Sanatrix – viene evidenziato nel comunicato della nota clinica partenopea – sono ben consci dell’accaduto e pronti a ricostruire la verità dei fatti, smentendo l’inverosimile e fuorviante ricostruzione dei fatti apparse sui social. Ogni altra ricostruzione dei fatti è pura speculazione su una tragedia che non merita ulteriore dolore, se non altro per rispetto ad una famiglia la cui sofferenza non è neanche lontanamente immaginabile”. “La direzione della Clinica Sanatrix – conclude la nota – dichiara la piena fiducia nell’operato della magistratura, auspicando una rapida ricerca della verità che possa ristabilire la dignità professionale del Primario, delle ostetriche e degli altri operatori ingiustamente coinvolti”.

LA RICOSTRUZIONE – Secondo una prima ricostruzione del ginecologo e dei familiari di Maria, la ragazza sarebbe arrivata alla clinica privata Sanatrix, nel quartiere Vomero, intorno alle 12 in preda a forti dolori. Ma per poter accedere alla sala operatoria e partorire bisognava aspettare l’esito del tampone per verificare che la donna fosse negativa al coronavirus. “Dalle 12 che aspettavamo il risultato è arrivato solo alle 18, ma ormai era troppo tardi e il bambino è morto”, ha detto Valentina Polverino, cognata di Maria.

“Il 5 novembre alle 11 e 45, ci arriva la telefonata della suocera di Maria che avverte tutta la famiglia di andare in clinica perché mia cognata aveva i dolori pre parto. Siamo andati tutti alla clinica e come da prassi non ci hanno fatto entrare a causa del coronavirus. L’unico modo per accedere e stare un solo giorno vicino mia cognata era pagare 280 euro, più 100 il tampone per tre giorni consecutivi”.

“Abbiamo aspettato fuori alla clinica in ansia perché mia cognata ha dei problemi cardiaci – continua il racconto Valentina – Ogni ora chiamavamo il nostro ginecologo, il dottor Festa, che ha seguito Maria per tutta la gravidanza. Verso ora di pranzo ci ha detto che a Maria era salita la febbre a 40, aveva delle coliche e c’erano delle complicazioni per cui bisognava operarla subito. Ma il risultato del tampone non arrivava per cui bisognava aspettare. Intanto mia cognata era monitorata”.

“A questo punto l’unica cosa da attendere era la risposta del tampone – continua il racconto –  se era negativo si procedeva al cesareo, se fosse stato positivo bisognava trasferire Maria in un ospedale. Intanto mia cognata soffriva, ma fino a un’ora prima del parto era monitorata e il battito del piccolo c’era. Il ginecologo ha insistito che doveva operare subito perché la ragazza stava male. Ma il direttore della clinica ha detto di no perché bisognava per forza aspettare l’esito del tampone”.

È a questo punto che il racconto si fa drammatico: “Alle 18 e 15 ci dicono che Maria era negativa al coronavirus, la preparano per andare in sala parto, le staccano i monitoraggi, scendono giù, la fanno un’anestesia generale visto che era diventato urgente il cesareo. Ma mio nipote nasce morto. Il ginecologo è uscito piangendo e ci ha spiegato tutto, con un dolore al petto, si è messo dalla nostra parte. Ci ha detto chiaramente che se la operavano un’ora prima, mia cognata aveva il mio piccolo batuffolo tra le sue braccia!”.

Redazione

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