Nato, i nomi per il nuovo inviato speciale per il fronte Sud: per l’Italia ipotesi Belloni, Tricarico e Minniti

La Nato avrà un inviato speciale per il fronte Sud. L’Italia, che è tra i paesi che lo hanno richiesto, è candidata a fornire il nome che lo guiderà. C’è anche la Spagna che ieri si è candidata ufficialmente, vero. Ma dal vertice di Washington trapela la voce che sarà proprio un italiano a guidare il nuovo Comando, il Quartier generale del Mediterraneo. Con competenze ampie anche sull’Africa. Manca il nome di chi lo dirigerà. Si fa quello di Elisabetta Belloni: potrebbe essere la figura giusta per proiettare sull’Africa i progetti di cooperazione internazionale per la pace. Si parla anche di un generale come l’ex capo di Stato maggiore dell’Aereonautica, Leonardo Tricarico, che da anni dirige un centro studi sulle politiche di sicurezza e di cooperazione militare nel Mediterraneo. E di Marco Minniti, l’ex ad di Leonardo che adesso dirige la fondazione Med’Or, e si occupa da vicino di sicurezza ed equilibri geopolitici nello scacchiere Sud, tra Europa, Africa e Medio Oriente.

Il nuovo atteggiamento

C’è tempo, per questa nomina. Intanto Meloni torna a casa con la soddisfazione di aver fatto mettere in agenda questo nuovo e forte presidio degli alleati sul ponte Euro-africano che sta da tempo costruendo. Per la maggioranza è Tommaso Foti a parlare: «Grazie all’impegno italiano, infatti, si avrà finalmente un rappresentante speciale Nato per il vicinato meridionale, ruolo per il quale la nostra nazione intenderà presentare la sua candidatura. Questa decisione conferma un importante cambiamento anche strategico dell’Alleanza: come avvenuto per il nuovo atteggiamento lanciato dall’Italia nei confronti del continente africano e seguito dalle altre nazioni europee, siamo di fronte finalmente a un approccio onnicomprensivo nell’affrontare le minacce attuali ed emergenti in un mondo complesso, interconnesso e soggetto a tensioni crescenti».

Il successo dell’Italia

Per Forza Italia è Stefania Craxi, presidente della Commissione Affari esteri e difesa a Palazzo Madama a commentare: «Si tratta di un indubbio successo diplomatico dell’Italia, che non ha mai smesso di sollecitare le attenzioni dei partner verso la regione, consapevole, per questioni storiche e geografiche, dei rischi e delle opportunità che vi promanano. Non ci sono altre realtà che più dell’Italia possano svolgere in questo quadrante una funzione dinamica e propositiva, a tutela degli interessi europei e occidentali». Un indubbio successo, nelle parole della maggioranza. Ad ascoltare in sottofondo le opposizioni, una magra consolazione se si guarda alla partita delle nomine europee, che si è complicata. Pazienza. Ci sarà modo di rifarsi. I generali non stanno nella pelle. «L’Italia è sempre stata molto concentrata sul fronte Sud, quello sul quale siamo più esposti, mentre l’attenzione della NATO è concentrata essenzialmente sul fronte Est», l’analisi del generale Marco Bertolini, ex comandante del Comando operativo interforze, commentando i risultati del vertice NATO e l’attenzione dell’Italia al fronte Sud.

Il tema

“E’ una scelta certamente razionale e giustificata – continua il generale Bertolini – Non dimentichiamo che il fronte Sud è stato reso delicato dalla situazione in Libia perché con i rapporti che l’Italia aveva con la Libia di Gheddafi avevamo chi controllasse le provenienze dal Sahel”. Quanto al supporto all’Ucraina ribadito nel vertice NATO e all’impegno in aiuti anche con il sistema Samp-T, il generale Bertolini sottolinea: “E’ una risorsa limitata e un sacrificio non indifferente che ci viene chiesto, ma è chiaro che si tratta di un sistema importante”. Già, l’Ucraina. Un tema sul quale i rapporti tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, tra FdI e Lega diventano improvvisamente gelidi.

«Per quello che riguarda il tema dei limiti noi dobbiamo sempre ricordarci che c’è un aggressore e c’è un aggredito», ha detto la premier rispondendo a una domanda sulla richiesta di Volodymyr Zelensky di mettere fine ai ‘limiti’ agli attacchi in territorio russo con armi fornire dagli alleati imposti all’Ucraina. «Noi ci siamo concentrati sui sistemi di difesa antiaerea, che è il modo migliore per difendere una nazione aggredita», afferma Meloni. «Lo dico anche a chi va da varie parti tra gli osservatori, anche nella politica, dice che se si continuano a inviare armi all’Ucraina si alimenta la guerra. Dipende anche che cosa si invia», prosegue la premier, che si dice «fiera» di avere inviato a Kiev i sistemi di difesa aerea. «Quali sarebbero le armi difensive inviate all’Ucraina? I missili sono armi difensive? Io sono contrario all’invio di ogni tipo di arma perché, dal mio punto di vista, un missile non è un’arma difensiva», le ha risposto il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa.