Mentre a Bruxelles ci si interroga sull’essenza di Giorgia Meloni – se rimarrà nella ridotta sovranista oppure appoggerà il bis di Ursula von der Leyen – a Roma in Fratelli d’Italia cresce la preoccupazione sugli effetti della trattativa per la presidenza della Commissione europea, sul consenso di quello che è il primo partito italiano. “Potrebbero esserci ripercussioni immediate sui sondaggi”, ragionano a Via della Scrofa, sede di FdI. Ma la verità è che Meloni, forse per la prima volta, si trova a percorrere un sentiero molto stretto. Con il rischio che i meloniani possano finire schiacciati tra il centro di Antonio Tajani e il radicalismo sovranista di Matteo Salvini.

Lo scenario

La premier si trova in difficoltà, nonostante il risultato delle elezioni europee e la vetrina del G7 a guida italiana. Ecco lo scenario temuto dentro Fratelli d’Italia, dove il clima è abbastanza plumbeo, anche dopo l’inchiesta di Fanpage sui saluti romani e l’apologia di fascismo da parte dei giovani meloniani. Se Meloni si decidesse a dare i voti della delegazione di FdI per la riconferma di von der Leyen alla guida della Commissione europea, in Italia la Lega tenterebbe subito di approfittare della situazione. Il partito di Salvini alzerebbe sicuramente l’asticella dello scontro polemico con l’Europa, nel tentativo di aprirsi una finestra di consenso a destra di Fratelli d’Italia. Un sovranismo che potrebbe essere trainato anche dalla possibile vittoria del Rassemblement National di Marine Le Pen alle prossime elezioni legislative in Francia.

Il Carroccio, oltre a Salvini, ha anche un portabandiera di indubbia potenza mediatica come l’europarlamentare neo eletto Roberto Vannacci. Il Generale può monopolizzare la Lega e presidiare anche settori dell’elettorato che hanno sostenuto Meloni. A maggior ragione, nel caso Fratelli d’Italia assicurasse un pacchetto di voti per von der Leyen, pur senza entrare nella nuova “maggioranza Ursula”.

L’appoggio esterno

La premier è pronta a chiedere in cambio un commissario di peso per l’Italia. Forse Elisabetta Belloni. E potrebbe sostenere alcuni provvedimenti della nuova Commissione, solo in nome di un non meglio precisato “interesse nazionale”. Ma non è detto che gli elettori di FdI capiscano e apprezzino questa sorta di appoggio esterno a von der Leyen. E la Lega in crisi è pronta a infilarsi in qualsiasi fessura lasciata libera a destra dai meloniani. Infatti mentre Meloni tratta, Salvini bombarda l’Ursula bis. “In queste ore stanno nascendo le nuove istituzioni europee. Sarebbe curioso che il risultato fosse la stessa squadra, lo stesso programma, lo stesso progetto come se non ci fosse stato il voto di centinaia di milioni di europei. Costruire una Commissione senza la presenza e il contributo delle tre principali potenze, Italia, Francia e Germania, e senza tener conto dell’esito delle elezioni legislative in Francia sarebbe uno schiaffo alla democrazia”, dice Salvini dall’assemblea nazionale dell’Ance. Vannacci, al suo esordio all’Eurocamera, in vista del voto francese esprime il suo supporto a Le Pen, la principale competitor di Meloni come riferimento della destra europea: “Alle elezioni in Francia deve vincere la democrazia, i cittadini chiedono un cambio di passo. Macron? Non mi piacciono alcune sue dichiarazioni, come quelle sull’invio di truppe in Ucraina fatte anche a nome di altri Paesi diversi dal suo”. Il Generale si dice “pronto a lavorare” con i colleghi lepenisti, alleati della Lega in Europa. Secondo Vannacci, l’isolamento di Le Pen in Francia “non è democratico”.

I meloniani temono anche Tajani

Occhio. Non c’è solo la Lega a destra. I meloniani temono anche Antonio Tajani al centro. Il vicepremier e ministro degli Esteri in queste ore sta svolgendo un ruolo chiave nelle trattative europee, in virtù della sua esperienza all’Europarlamento e dei suoi contatti di alto livello nel Ppe. Da qui il dilemma di FdI. Che teme di essere troppo di destra per una parte di elettori, che considererebbero Forza Italia più credibile e affidabile. Dall’altro lato Meloni corre il rischio di perdere consensi sovranisti a favore del duo Salvini-Vannacci. Un cul de sac. A Bruxelles, ma soprattutto a Roma. Intanto Tajani si atteggia a kingmaker dello sdoganamento dei conservatori di Meloni e bacchetta Francia e Germania. “C’è sempre un tentativo di imporre delle scelte da parte di alcune forze che hanno perso le elezioni, di imporre la legge del perdente”, dice a proposito delle indiscrezioni sui tentativi di isolamento di Meloni da parte di francesi e tedeschi. Ancora Tajani, quasi a proporsi come “garante” della premier a livello europeo: “Non si può cercare di modificare l’esito elettorale e la volontà dei cittadini con operazioni di Palazzo. Bisogna tener conto dell’esito elettorale, serve aprire le porte della maggioranza a Ecr, non ai Verdi”. Però Meloni ha già chiarito che non entrerà in nessuna maggioranza con i socialisti. La strada di un appoggio a metà a von der Leyen sembra obbligata. Ma FdI è preoccupata di perdere voti in Italia.