Per avere i voti necessari alla propria elezione si è dimostrata pronta a fare di tutto. Soprattutto se per averli bisogna avere il via libera dei leader in giro per l’Europa e poi quello dell’Europarlamento. Ursula von der Leyen sarà con ogni probabilità confermata alla guida della Commissione Ue già stasera, almeno in via ufficiosa. La sua corsa per un secondo mandato a Palazzo Berlaymont è iniziata da lontano, un percorso che dura almeno da mesi in cui si è via via avvicinata a quelle figure che potevano avere un peso importante nella sua rielezione. Non a caso, ci ha tenuto a rinsaldare il rapporto con Giorgia Meloni, premier in Italia con un forte consenso e soprattutto presidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti al Parlamento europeo. Per farlo ha iniziato prima di tutto ad affrontare temi cari alla presidente del Consiglio italiana, come l’immigrazione. Ma poi è andata oltre, facendo un altro tipo di favore a Meloni: rinviare rapporti e critiche dirette verso il governo di Roma sul tema della libertà dei media.

Von der Leyen smonta il rapporto Ue che critica il governo Meloni

Lo scoop è di Politico, media di riferimento a Bruxelles per le vicende europee. La presidente della Commissione europea avrebbe cercato di “rallentare” un rapporto ufficiale dell’Ue in merito alla libertà dei media in cui erano presenti forti critiche all’Italia e al governo Meloni. L’indagine della Commissione avrebbe fatto risaltare un problema per Roma: l’erosione delle libertà per i media da quando la leader di Fratelli d’Italia è diventata premier, dalla fine del 2022. Un rapporto la cui approvazione era prevista per il 3 luglio ma che, vista la coincidenza temporale con le scelte per i ‘top jobs‘ in Europa, è stata rinviata fino a dopo le nomine ufficiali. Politico cita diversi funzionari responsabili della redazione del rapporto che da settimane hanno avuto nuove indicazioni: “C’è visibilmente la volontà di porre un freno alle questioni legate all’Italia e al suo Stato di diritto”. Il motivo è proprio l’impegno cinico di von der Leyen per essere rieletta. Sarebbe stato proprio il gabinetto della presidente a chiedere al segretariato generale dell’esecutivo Ue di rinviare la pubblicazione del report, che potrebbe slittare tra l’estate e l’inizio di settembre.

Inoltre, diversi funzionari della Commissione hanno chiesto ai giornalisti di non fare domande sulla posizione di Palazzo Berlaymont in merito al rapporto tra il governo Meloni e i media: tra scioperi dei giornalisti, il tentativo dell’acquisizione dell’Agi da parte di Antonio Angelucci, querele intimidatorie e i casi interni alla Rai. Ovviamente tutto smentito dal portavoce della Commissione Olof Gill, che ha sottolineato come non ci siano state forzature di nessun tipo da parte della Commissione.

E c’è chi, come un altro funzionario menzionato in via anonima sempre da Politico, ha spiegato come il ritardo del rapporto sia stato dovuto al fatto di evitare strumentalizzazioni politiche: “Stiamo limitando la nostra azione per non essere accusati di politicizzare troppe cose”. “Qualunque cosa faccia adesso, per qualsiasi motivo, sarà accusato di scelte politiche”, ha aggiunto.

Lo stato dei media in Italia secondo l’Ue

L’Italia è scesa nella classifica del World Press Freedom Index di Reporter Senza Frontiere di cinque posizioni, attestandosi al 46esimo posto. Ed era stata una voce della Commissione Ue, la vicepresidente Věra Jourová, nelle scorse settimane a ribadire le criticità emerse con il governo Meloni rispetto alla libertà dei media. “Voglio solo dire, in particolare riguardo a questa situazione dei media in Italia, ma anche altrove, in Slovacchia e in alcuni altri stati, che stiamo monitorando diverse tendenze negative” aveva detto Jourová in un briefing a Bruxelles. Tendenze negative che per adesso possono aspettare, almeno secondo von der Leyen.