L'intervista al sottosegretario meloniano
Salvini e il Viminale bis, Prisco chiude al rimpasto: “Stabilità rafforza l’Italia. Dl sicurezza? Comprendo l’imbarazzo di chi “gli occupanti” li candida in Parlamento…”

Tornare al Viminale? La richiesta di Matteo Salvini «è legittima», ma il meloniano Emanuele Prisco – sottosegretario all’Interno – chiude le porte al rimpasto di governo: non c’è motivo di cambiare, Piantedosi e il segretario della Lega stanno lavorando «benissimo». Anche perché, considerando il delicato momento storico, la stabilità dell’esecutivo è fondamentale. Insomma, non se ne parla.
Dal congresso della Lega è arrivata una richiesta chiara: Salvini torni al Viminale. Si può fare o è fantapolitica?
«È un’istanza legittima e Matteo al Viminale ha fatto bene. Dopodiché Piantedosi sta lavorando benissimo al ministero dell’Interno, così come Salvini lo sta facendo al Mit, realizzando il programma con cui gli italiani hanno portato questo governo alla guida della nazione. Non vedo quindi perché si dovrebbe cambiare».
Il ministro ne parlerà con Meloni. Se dovesse arrivare l’ok, sarebbe meglio aspettare le eventuali dimissioni di Santanchè? Così si farebbe un unico «mini-rimpasto» piuttosto che spacchettare i cambi…
«Non mi pare che siamo prossimi a un rimpasto: come ha ricordato il presidente Meloni, ad oggi il nostro è tra gli esecutivi più longevi della storia repubblicana. Il momento storico è molto particolare e la stabilità e la continuità di governo sono condizioni che rinforzano l’Italia anche sullo scenario internazionale».
Lo stesso Salvini afferma spesso che «squadra che vince non si cambia». Con un rimescolamento a metà legislatura non si rischia di indebolire il governo? Anche perché bisognerebbe trovare il pretesto per mandare via Piantedosi, che tra l’altro non sembra interessato a candidarsi per le regionali in Campania…
«La sinistra spera nei litigi, ma non è così. La maggioranza è solida e il governo è coeso. Piantedosi in questi due anni ha affrontato, assieme al presidente Meloni, dossier complicati e l’ha fatto con determinazione ed equilibrio: dalla consistente riduzione del numero di sbarchi all’aumento dei rimpatri, dalla sicurezza urbana alla valorizzazione del comparto sicurezza e del soccorso pubblico. Che sono poi le priorità dell’intero governo. Piantedosi sta facendo un lavoro apprezzato da tutta la maggioranza e soprattutto dagli italiani».
Nei giorni scorsi è stato approvato il dl Sicurezza. La sinistra parla di repressione del dissenso e si ipotizza già un referendum abrogativo. Avete dato l’ok a una legge liberticida?
«Il dissenso va espresso e ci mancherebbe. Ma pacificamente. Altra cosa sono le violenze contro il patrimonio e, soprattutto, contro le forze dell’ordine. Il decreto introduce norme contro le truffe agli anziani, le occupazioni abusive delle case, la criminalità in strada, il rischio terroristico. I cittadini apprezzano e non capisco perché invece la sinistra si stracci le vesti».
Contro le occupazioni abusive è prevista una procedura per accelerare gli sgomberi. Cosa cambia?
«Da oggi, chi occupa abusivamente un immobile sarà perseguito d’ufficio e potrà andare in carcere fino a 7 anni. Sono previste procedure più rapide di restituzione dell’immobile. Il fenomeno delle occupazioni abusive, in alcune città, ha raggiunto dimensioni intollerabili. Comprendo tuttavia l’imbarazzo di chi “gli occupanti” li candida in Parlamento…».
I centri in Albania non decollano, nonostante la valanga di modifiche. Confidate che la sentenza della Corte di Giustizia europea sui Paesi sicuri, prevista a fine maggio, possa essere la svolta decisiva?
«Ormai anche l’Europa va nella direzione di centri rimpatri delocalizzati. L’aumento dei rimpatri poi, che sono ad oggi +35% rispetto al 2024, è un deterrente naturale. I centri per le procedure accelerate di frontiera saranno necessari con i nuovi regolamenti Ue, ma la decisione della Corte di Giustizia europea potrebbe accelerarne l’uso».
Tornano la bella stagione e il mare calmo. Teme un aumento delle partenze verso l’Italia?
«È ipotizzabile. I dati tuttavia parlano chiaro: ad oggi si registra un ulteriore calo degli arrivi di circa il 17% rispetto allo stesso periodo del 2024, che già a fronte di quello precedente faceva segnare un -58%».
Gli accordi con la Libia sono indispensabili, ma la presenza di personaggi come Almasri e Al Kikli nel nostro Paese non è una minaccia per la sicurezza nazionale?
«La collaborazione con la Libia è strategica, gli accordi con i Paesi di partenza stanno dando i propri frutti nell’azione di contrasto al business dei trafficanti di morte. Quanto invece ai soggetti ritenuti pericolosi per la sicurezza nazionale, questi, come è noto, vengono espulsi con decreto del ministro dell’Interno una volta individuati grazie al lavoro delle forze dell’ordine e della nostra Intelligence. E questo, sia chiaro, vale per tutti».
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