Omicidio Borsellino, le ipotesi di Scarpinato sulla strage di via D’Amelio

La commissione antimafia siciliana ha ascoltato ieri il Procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato. Tema, gli anni di fuoco in Sicilia, 92-93. Quelli dei grandi omicidi, delle stragi e poi degli attentati a Roma, Firenze e Milano. In particolare si è parlato dell’omicidio Borsellino. Scarpinato però – stando alle indiscrezioni sulla sua deposizione – non ha portato nessun elemento nuovo di conoscenza, si è limitato a esporre alcune congetture sul disegno politico che secondo lui stava dietro alla strategia terroristica della mafia, e che a suo giudizio era stato tracciato insieme dalla stessa mafia, della massoneria, da settori della destra estrema e da settori dei servizi segreti. Di concreto, però, niente. Scarpinato ha sostenuto che tutta la verità probabilmente era scritta nelle famosa agenda rossa di Borsellino, che però sparì dopo l’attentato nel quale il magistrato perse la vita assieme a tutta la sua scorta.

A giudizio del Procuratore generale di Palermo l’agenda fu prelevata dai servizi segreti. L’agenda non si è mai più trovata e nessuno ha idea di cosa ci fosse scritto. Secondo l’ex Pm Ingroia, che è stato interrogato qualche settimana fa, nell’agenda potevano esserci osservazioni e annotazioni sulla lotta interna alla magistratura palermitana, che in quegli anni era feroce. Da una parte c’era il Procuratore Giammanco e i magistrati vicini a lui, dall’altra Borsellino e i magistrati che avevano collaborato con Falcone o che comunque lo stimavano. Ingroia ha anche avanzato l’ipotesi che i contrasti maggiori tra Borsellino e i settori maggioritari della magistratura palermitana fossero sul tema del dossier “mafia-appalti”.

Un’indagine molto importante sui rapporti dei corleonesi con le aziende del Nord Italia, realizzata dai Ros del generale Mori sotto l’impulso proprio di Falcone. Quel dossier fu archiviato subito dopo la morte di Borsellino, il quale nei giorni precedenti alla sua eliminazione aveva più volte chiesto di potersi occupare del dossier, che riteneva molto importante. Non si sa se Scarpinato abbia parlato anche di questo, perché della sua audizione si conosce solo quello che è uscito nei comunicati diffusi attraverso le agenzie di stampa. Scarpinato è uno che conosce abbastanza bene la questione, anche perché fu proprio lui uno dei sostituti procuratori che firmò la richiesta di archiviazione del dossier.