Omicidio Chiara Poggi, il medico legale: “Inutile pensare di essere immuni da interferenze. Da periti dobbiamo esporre anche le incertezze”

Dopo molti anni si ritorna a parlare, e magari anche a sparlare, dell’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. Insieme con due colleghi ero stato incaricato dal GUP di Vigevano di una perizia disposta nel corso dell’abbreviato e così, acquisendo con una certa cautela le notizie di questi giorni, mi sono ritrovato a meditare sulla prova tecnica, sui suoi limiti, sul ruolo del perito e sui limiti del suo giudizio. La medicina legale è una disciplina peculiare: mentre gli ingegneri e i contabili possono riuscire a portare certezze nelle aule di giustizia, il giudizio del medico è caratterizzato da una forte componente interpretativa basata su dati oggettivi spesso precari. L’interazione tra il corpo umano ed una violenza esterna non è mai costante: non esiste un corpo umano uguale ad un altro e la variabilità degli atti violenti è infinita.

Il compito del medico legale

A differenza del matematico, quindi, il medico legale si trova nella scomoda posizione di chi deve non solo raccogliere i dati oggettivi in maniera precisa, ma anche interpretarli sulla base di conoscenze scientifiche spesso non omogenee. Questo margine di interpretazione è esposto all’influenza del preconcetto, delle suggestioni, dei sentimenti. È a mio parere inutile pensare di essere immuni da queste interferenze: esse sono in tutti noi e dobbiamo farci i conti. Nel corso dello svolgimento di una perizia dovremmo chiuderci in un convento e non leggere giornali, ma già leggendo gli atti di un procedimento è inevitabile che nella nostra mente si insinui un giudizio precostituito. Occorre però evitare che il giudizio precostituito ci porti a valorizzare tutti quei dati che lo confortano trascurando quelli di segno opposto, e questo è l’esercizio intellettuale più difficile e faticoso. Il pregiudizio può essere combattuto instaurando una sorta di contraddittorio con un alter ego avversario. Può apparire ridicolo, ma di fronte a due ipotesi alternative è utile verificare la fondatezza del proprio pregiudizio e poi quella di un pregiudizio opposto; lo si fa per esempio andando a ricercare nella letteratura scientifica i contributi più favorevoli all’uno e poi all’altro ed infine confrontandoli. Non è raro che l’alter ego avversario vinca.

Le suggestioni esterne

Le suggestioni esterne sono un po’ più facili da combattere: basta non frequentare i social network e non leggere le cronache riportate dai giornali e già ci si può costruire una certa impermeabilità dalle influenze esterne. L’insidia più grave sta nei sentimenti, che sono radicati nella profondità del nostro animo, tanto da non poter mutare nel corso di una perizia. Amore, simpatia, avversione o odio nei confronti di determinate categorie dell’umanità condizionano la nostra vita quotidiana; rendono tutti noi forzatamente imperfetti ed i nostri giudizi non troppo affidabili. I preconcetti che ne derivano sono i più difficili da combattere. Molto utile è il confronto con altre persone all’interno di un gruppo di lavoro. Risolti, o almeno ridimensionati, questi problemi, ci si trova a formulare un giudizio da portare in un tribunale. A differenza di altre fonti di conoscenza del giudice, la prova tecnica una volta formata ben difficilmente può essere soggetta ad una revisione critica; essa finisce per essere un macigno inamovibile dalla base del pensiero logico del giudicante e può avere conseguenze disastrose. Il perito deve quindi non solo esporre il proprio risultato ma anche la cornice di incertezza che lo circonda.

Il margine di dubbio

In medicina legale sono pochissime le nozioni completamente sicure e pertanto un margine di dubbio rappresenta, con qualche eccezione, la regola. Stabilire se si tratti di dubbio ragionevole o no potrebbe – o forse dovrebbe – essere compito del giudice. Tuttavia esiste uno scoglio pressoché insormontabile, la barriera culturale interposta tra la medicina e il diritto. I medici legali possiedono nozioni solo rudimentali del diritto; situazione pericolosa perché si è invogliati a trasformare la prova tecnica in sentenza. Dai magistrati non si può pretendere la capacità di interpretare nozioni scientifiche complesse e a volte controverse. Occorrerebbe un bravo divulgatore, capace di semplificare i concetti senza essere semplicistico, ma questo compito è ulteriormente arduo e non tutti ne sono capaci.

L’insegnamento da un giudice

Un insegnamento prezioso mi fu impartito da un giudice eccellente per cultura, equilibrio e spirito pratico. In un convegno disse che a loro (magistrati) poco importa delle finezze culturali, ma è essenziale sapere se il perito è in grado di portare un sostegno tecnico all’ipotesi di accusa e quale sia il peso di questo sostegno. Percorso logico semplificato ed efficace, che forse può semplificare anche l’accertamento del ragionevole dubbio. Chissà se l’Intelligenza Artificiale potrà venire in soccorso. Non dovrebbe avere sentimenti, quindi avrebbe le carte in regola per essere un buon giudice o un buon perito. Immagino un computer con una tastiera dedicata a ciascun reato. Premo, per esempio, il tasto “rubata mela”, inserisco gli atti del procedimento, testimonianze, fotografie, filmati ed il marchingegno, tenuto in debita considerazione il ragionevole dubbio, mi dice se c’è stato un reato, chi l’ha commesso e qual è la pena appropriata.