Davanti ai giudici Barbara Pasetti, 41 anni, ha precisato di voler raccontare tutta la verità di come andarono le cose e del perché l’8 novembre 2021 sparò in direzione di Luigi Criscuolo, 60 anni, meglio conosciuto come “Gigi Bici” nel cortile della sua casa in località Cura Carpignano, nelle campagne a Est di Pavia. “Avevo la pistola in casa, è partito un solo colpo”, ha detto la donna per al quale la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio. Ha ricostruito con precisione la dinamica e il movente ma ha anche sottolineato le responsabilità di lui: “Diventava molto aggressivo, mi diceva che ero mamma di un bambino e ci minacciava… Ero spaventata, ero presa dal panico…”, ha detto come scritto nei verbali dell’interrogatorio riportati dal Corriere della Sera.
“Io e Criscuolo ci sentivamo da tempo perché ero una donna sottoposta a una pressione molto forte – ha raccontato ai giudici dal carcere di Vigevano la donna, mamma di un bambino di 10 anni – Il figlio era sotto la mia completa responsabilità, la casa era grande, mio marito mi aveva posto in un difficile stato fisico e mentale… Ero debolissima. Mi sono dovuta rivolgere a Criscuolo per spaventare il mio ex marito… Criscuolo mi disse che aveva questo night club, era un buttafuori… Mi fece vedere un tirapugni… Mi chiese se la casa era tutta mia e propose un’arma per difendermi. Alla fine, per 200 euro mi diede una pistola. Si tratta della pistola che avete trovato”. Si tratta della pistola da cui è partito il proiettile che si è conficcato nella tempia di Criscuolo mentre era ancora seduto nella sua macchina. Un solo colpo che fu fatale.
E il racconto continua con gli incontri avuti nel tempo: “Criscuolo mi ha detto che andava a parlare con il mio ex marito e che per parlargli voleva dei soldi: 1.500 euro al mese… Sono andata via a luglio e agosto, a settembre è ricominciata questa storia, Criscuolo ha ripreso a chiedere soldi. Ha detto che era tossicodipendente e aveva bisogno di denaro… Subito dopo le vacanze è diventato più pressante, mi ripeteva che era un pregiudicato e che non dovevo dargli nessun tipo di problema… Per tutto il mese di ottobre non si è fatto sentire ma a fine ottobre è diventato assillante”. Il Corriere riporta che grazie alla confessione resa per Pasetti è caduta l’accusa di omicidio premeditato e potrebbe accedere al rito abbreviato ed evitare l’ergastolo.
Poi l’8 novembre l’incontro nella casa di Barbara Pasetti. “Lui era seduto in macchina e parlava al cellulare… Nell’impugnare la pistola è partito un colpo. In quel momento mi sono sentita male… Volevo minacciarlo, non ucciderlo… Avevo paura per mio figlio, per lui darei la vita… Presa dal panico, sono rientrata in casa, non sapevo cosa fare, non avevo nessuno ma dovevo reagire perché il danno era fatto. Avevo capito subito che era morto… Ho legato il corpo di Criscuolo per i piedi con una corda e l’ho spostato trascinandolo… Ho pulito con l’acqua il sangue. La pistola l’ho messa nel sottoscala”.
Per giorni non si è saputo nulla del cadavere, poi una settimana prima di Natale 2021 il corpo è stato trovato in un terreno incolto a ridosso della casa di Pasetti. La donna aveva inscenato lettere e telefonate da una fantomatica banda criminale russa che aveva sequestrato Criscuolo e chiedeva alla famiglia il riscatto. “La cosa della gente dell’Est era inventata… L’ho ideata per cercare di salvare me e mio figlio… Non volevo uccidere nessuno, se tornassi indietro non lo rifarei mai. Non so che cosa farò adesso nella mia vita, non uscirò mai di qui… Vorrei stare con mio figlio e con mia madre, che ha ancora poco da vivere. Vorrei dire alla famiglia di Criscuolo che non volevo ucciderlo, non l’ho fatto apposta, mi assumo le mie responsabilità ma non sono totalmente le mie responsabilità: un giorno ho accompagnato il bambino a scuola e ho trovato Criscuolo vicino alla mia macchina. Mi ha detto: ‘Voi due non avete scampo’”.
