Sono un 20enne e un 25enne, si sono costituiti ieri sera. Dopo tre giorni dall’assassinio di Leonardo Muratovic, il 25enne accoltellato a morte nella notte tra sabato e domenica nei pressi di un locale sul lungomare di Anzio, due giovani si sono consegnati alla stazione dei carabinieri Gianicolense di Roma. Secondo quanto emerso, sarebbe stato il maggiore dei due a convincere il più piccolo a consegnarsi ai carabinieri.
Ma se in un primo momento il maggiore dei fratelli sembrava estraneo alla vicenda, dopo alcune ore è arrivata una svolta: la Procura di Velletri ha disposto per entrambi un decreto di fermo. L’accusa per il 20enne è di omicidio volontario, per il fratello maggiore di concorso in omicidio. I due indagati si trovano attualmente nel carcere di Velletri. Ad eseguire il provvedimento i carabinieri, gli uomini della squadra mobile di Roma e agenti del commissariato di Anzio. I due fratelli dovranno essere ascoltati nei prossimi giorni dal gip per l’interrogatorio di convalida.
I decreti di fermo per i due giovani di origini magrebine erano già pronti, scrive Repubblica: il sostituto procuratore di Velletri, Antonio Vincenzo Bufano, aveva già individuato i due ragazzi come autori dell’aggressione mortale al pugile 25enne.
Muratovic era stato allontanato dal locale insieme con il suo gruppo di amici (la fidanzata e un’altra coppia) e al gruppo con il quale si sarebbero accese delle tensioni. La lite però è continuata all’esterno. Muratovic è stato ferito in strada, nei pressi del locale La Bodeguita sulla Riviera Mallozzi, e si è accasciato sulla staccionata morendo poco dopo il ricovero agli Ospedali Riuniti. Suo padre, 56 anni, è stato arrestato per tentato omicidio dopo che nell’androne del commissariato di viale Antium ha accoltellato due addetti della sicurezza del locale convocati per testimoniare.
Daniel Muratovic, fratello maggiore di Leonardo in un’intervista a Il Messaggero ha puntato il dito contro i vigilantes. “Da quanto mi è stato riferito, Leo era nel locale e due uomini della sorveglianza lo hanno rintracciato all’interno e accompagnato fuori dove lo stavano aspettando. Ecco perché dico che è stato consegnato”. I buttafuori hanno replicato di aver allontanato i due gruppi per scongiurare disordini all’interno del locale. A confermare il clima teso e violento nel quale si continua a svolgere la vicenda, l’aggressione a una cronista del Giornale Radio Rai mentre lavorava.
Sarebbe anche questo – un clima teso e violento innescato dalla coltellata fatale al petto – uno dei motivi che ha convinto i due giovani a consegnarsi: paura di vendette e ritorsioni. I due fratelli sono di origini maghrebine ma sono nati in Italia. Appena si è diffusa la notizia una folla di amici e conoscenti di Muratovic si è radunata nei pressi del commissariato di Anzio. Erano ragazzi e ragazze che stavano partecipando a una veglia funebre in memoria del 25enne.
Muratovic era incensurato ma noto alle forze dell’ordine. Praticava pugilato fin da ragazzino, combatteva nei pesi medi a livello dilettantistico. Ancora da accertare la dinamica della tragedia. Era emersa nei giorni scorsi l’ipotesi di una lite esplosa per futili motivi: questione di sguardi “sbagliati”. Sul Corriere della Sera si legge di precedenti rancori tra le due comitive. Anche per questo i buttafuori avrebbero invitato i due gruppi a lasciare il locale. Prima che il 20enne si consegnasse la Squadra Mobile aveva stretto il cerchio delle indagini su un gruppo di cinque persone.
