Insieme al figlio di quasi due anni, una donna ha occupato l’abitazione di Stefania Russolillo, la 47enne gravemente indiziata dell’omicidio di Rosa Gigante, la 72enne madre del salumiere-tiktoker Donato De Caprio, uccisa nella propria abitazione, nel quartiere napoletano di Pianura, in circostanze tutt’ora da chiarire.

L’episodio, così come accertato dai carabinieri della stazione di Fuorigrotta e da quelli del nucleo radiomobile di Napoli, è stato cristallizzato nella notte in via vicinale Sant’Aniello. Russolillo viveva al secondo piano dell’edificio dove, nell’abitazione al piano terra, era stata trovata senza vita la signora Gigante lo scorso 18 aprile.

La 47enne, detenuta nel carcere femminile di Pozzuoli, viveva insieme al marito e al figlio. Probabilmente l’uomo, il primo ad allertare la polizia dopo l’omicidio della 72enne ipovedente (“Venite qui che mia moglie ha fatto un guaio“), potrebbe essersi allontanato dalla zona dopo quanto accaduto. Sulla vicenda sono in corso accertamenti dei miliari dell’Arma.

L’episodio avviene a meno di 24 ore dal funerale di Rosa Gigante, andato in scena nella mattinata del 26 aprile nella chiesa di San Giorgio Martire a Pianura.

In attesa dei risultati dell’autopsia, effettuata lunedì al Secondo Policlinico di Napoli, Rosa Gigante sarebbe morta per strangolamento, verosimilmente con un laccio che le è stato trovato intorno al collo. Ritrovata in una pozza di sangue, probabilmente in seguito alla colluttazione avuta con l’assassino, il corpo della 72enne è stato cosparso in parte di liquido infiammabile. Chi l’ha uccisa ha provato poi a dar fuoco al cadavere, ritrovato con segni di bruciature su parte degli indumenti.

Una azione brutale ed efferata il cui movente iniziale, che con il passare dei giorni sembra perdere consistenza, era da ricondurre a dissidi banali, dovuti a rimproveri della vittima per questioni condominiali: dalla spazzatura gettata fuori la porta al piano terra alla posta rubata.

Ma, come appreso dal Riformista, ci sono anche altri aspetti che gli investigatori stanno approfondendo: oltre alla fede, che la donna ipovedente indossava in memoria dell’amato marito e non ritrovata stando a quanto denunciano i figli, nell’appartamento mobili e armadi aperti. Probabilmente dopo l’irruzione in casa e la colluttazione con la vittima, qualcuno ha provato a scavare tra gli effetti personale della donna. Non è ancora chiaro però se all’appello mancano soldi, preziosi o altri oggetti di valore.

Circostanza che spinge gli investigatori a ipotizzare, così come sostenuto sin dall’inizio dall’avvocato Sedu e dai familiari di Gigante, la presenza di altre persone oltre alla Russolillo. Quest’ultima, affetta da disturbi psichici ed in cura presso un centro di igiene mentale, è stata trovata inizialmente in uno stato di agitazione (“che cosa ho fatto”) anche se lucida nel pulirsi le mani sporche di sangue e nel provare a nascondere altre prove della colluttazione avuta con la povera Rosa Gigante.

In sede di interrogatorio, tuttavia, ha negato agli inquirenti di avere ucciso la 72enne, spiegando di essere stata aggredita dalla vittima perché l’accusava di avere lasciato la spazzatura fuori posto e di averle fatto sparire le bollette. Per lei è stata disposta la perizia psichiatrica.

Saranno i rilievi della Scientifica e altre attività tecniche a cristallizzare l’eventuale presenza nell’appartamento di altre persone. Quello che però tengono a precisare familiari e residenti della zona è che Rosa Gigante, sia per l’età che per il carattere mite, non aveva avuto nessun alterco in precedenza con Stefania Russolillo né con altre persone che vivono nelle vicinanze.

Redazione

Autore