Omicidio Ugo Russo, il papà di Davide Bifolco: “Ho perso due figli. Giustizia? Mi vergogno di essere italiano”

A Davide Bifolco e Ugo Russo è toccato lo stesso destino: morti per mano di un carabiniere. Davide aveva 17 anni e non stava facendo una rapina, il motorino sul quale viaggiava con altri due amici non era assicurato. A quel punto la gazzella dei Carabinieri parte all’inseguimento del motorino, sospettano che a bordo viaggi un latitante, non è così. L’auto sperona il motorino che sbanda, i tre finiscono a terra e inizia l’inseguimento a piedi. Uno dei carabinieri impugna la pistola e spara a Davide che si trovava a terra. Davide muore sul colpo.

Sono passati otto anni da quella notte maledetta e il carabiniere che sparò è stato condannato a due anni e due mesi per omicidio colposo. Pochi giorni dopo la sentenza, il fratello di Davide ha avuto un infarto: “è morto di dolore” è l’accusa della famiglia. Il papà Giovanni Bifolco ha perso due figli e ancora oggi grida giustizia. «Non l’abbiamo mai avuta, mai. Spero con tutto il cuore che Ugo, invece, avrà giustizia ma purtroppo sono convinto che questo non avverrà. Finirà con una condanna piccolissima o addirittura con l’assoluzione – sostiene Bifolco – Ugo stava commettendo un reato, ok, mio figlio nessun reato, entrambi morti per mano dello Stato: è inaccettabile». Com’è inaccettabile che la denuncia fatta dalla famiglia di Davide non sia mai stata presa in considerazione durante il processo.

«Abbiamo denunciato l’inquinamento di prove e, a distanza di anni, non abbiamo mai avuto risposte – racconta BifolcoCarabinieri e operatori del 118 quella notte hanno alzato mio figlio da terra che era già morto, gli hanno messo vicino una pistola di plastica: lì sopra non c’erano le sue impronte. Mia moglie corse lì quando la chiamarono e vide tutto: la dottoressa disse al carabiniere: “è morto” e il carabiniere replicò “alza il bambino da terra sennò ci rovinano». È un racconto agghiacciante, tremendo, atroce, alla stregua di questa giustizia che di giusto non ha niente. «Fosse stato un cittadino a uccidere un carabiniere a quest’ora avrebbe preso l’ergastolo – commenta Bifolco – Perché solo due anni e due mesi al carabiniere che uccise Davide? È una domanda da un milione di dollari, non me lo spiego da quattro anni a questa parte. L’altro mio figlio dopo questa sentenza vergognosa ha avuto un infarto ed è morto. Io ho perso due figli per mano dello Stato».

È una giustizia sempre più lontana dai cittadini, lenta, opaca nella quale si stenta a credere e non perché dia risposte sbagliate, ma perché spesso non le dà proprio. «Se credo in questo Stato? Assolutamente no. Mi vergogno di essere italiano». E poi il fango gettato sul nome di Davide, come su quello di Ugo perché figli delle periferie con un destino, in parte, scritto fin dalla nascita. «Oggi dopo le sentenze del tribunale, inchieste e libri che comprovano che avevamo ragione noi (se mai la ragione bastasse a lenire il dolore quando ti uccidono tuo figlio in quel modo) mi aspetterei almeno questo, cioè che si parlasse di Davide come un ragazzino innocente che, se non l’avesse ucciso quel carabiniere, avrebbe 25 anni» chiosa il papà di Davide.