Partiti europei, la strada obbligata per un’Europa politica

Un’ Europa più ‘politica’ è un obiettivo fondamentale e necessario affinché l’Europa stessa sia protagonista, come drammaticamente dimostrato anche dall’invasione dell’Ucraina. Per raggiungerlo c’è una strada obbligata: creare dei partiti veramente europei. Anche per questo la recentissima risoluzione approvata dal Parlamento europeo, che prevede liste elettorali “transnazionali” già dalle prossime elezioni previste tra due anni, potrebbe avere conseguenze importanti e positive. In passato ci sono stati casi di personalità elette a Bruxelles in Paesi diversi dal proprio come Jiri Pelikan o Maurice Duverger. Il dissidente ceco e il costituzionalista francese furono candidati in Italia dal Psi e dal Pci e anche più recentemente Sandro Gozi è stato eletto al Parlamento Europeo nelle liste francesi di En Marche, il partito di Emmanuel Macron.

Sono casi importanti, ma non rappresentano una vera politica comune di partiti “transnazionali”. Nel Parlamento UE già oggi esistono gruppi parlamentari che rappresentano diverse ‘famiglie’ politiche, non solo quelle socialista e popolare, ma è cosa ben diversa il presentarsi con un unico programma, rispetto alla formazione di un gruppo parlamentare composto da partiti differenti che si riuniscono dopo le elezioni. Si realizza così quel sogno – un po’ visionario all’epoca – del partito transnazionale di Marco Pannella. Una competizione elettorale semplificata, con in campo i raggruppamenti che già ora compongono l’arco parlamentare europeo, aiuterà i cittadini a orientarsi verso il voto e la preferenza anche di candidati stimati ma non del proprio Paese. Sarà possibile infatti avere autentici programmi politici sovranazionali e il voto del cittadino di Parigi o di Amburgo andrà alle stesse liste presenti a Madrid o a Roma. C’è poi da augurarsi che avvenga anche uno scambio di candidate e candidati tra Paesi per formare liste “plurali” e non più soltanto “nazionali” con una “spruzzata” di presenza extra nazionale.

La formazione di liste sovranazionali è una decisione che avvicina i cittadini alle istituzioni europee che talvolta sembrano lontane ma, al contrario, esse sono sempre più rilevanti come si è visto prima con il contrasto alla pandemia e successivamente alle sue conseguenze economiche, e ora con la guerra. Alle elezioni europee del 2019, che comunque videro una partecipazione al voto in crescita dell’8% rispetto al 2014 anche se su livelli ancora troppo bassi (51%), ci fu il tentativo di creare una competizione tra i “Spitzen Kandidaten”, ossia candidati alla Presidenza della Commissione. Poi però l’accordo tra i governi europei portò ad una scelta diversa rispetto ai candidati indicati dagli elettori, e fu così il turno di Ursula von der Leyen. Proprio per questo è importante che in futuro ci siano nel Parlamento Europeo partiti ‘transnazionali’ che abbiano un forte e diretto mandato popolare.

Il Parlamento Europeo si conferma, anche in questo caso, l’istituzione più democratica, l’unica eletta direttamente dai cittadini e l’unica in Europa realmente lungimirante. L’Istituzione che può veramente avvicinare i cittadini all’Europa Unita. L’Istituzione che può trasmettere la passione e l’amore necessario per la causa dell’unità europea. E le liste transnazionali vanno in questa direzione. Non perdiamo l’occasione che forse non si ripeterà più.