Perché è necessaria la separazione delle carriere in magistratura

Domenica 12 giugno saremo chiamati a alle urne per rispondere ai cinque quesiti referendari in tema di giustizia tra i quali spicca quello relativo alla separazione delle funzioni tra giudicanti e requirenti, tema da sempre al centro di discussioni e di confronti tra gli operatori del diritto. Infatti, è da tempo che gran parte dell’avvocatura e non solo chiede a gran voce un intervento legislativo volto a garantire la terzietà del Giudice rispetto alle parti processuali in ossequio ai principi del giusto processo sanciti, per altro, dalla nostra carta costituzionale, oltre che dal codice di rito.

D’altronde, è evidente come la mancata separazione delle carriere abbia un evidente retaggio legato ad un processo penale inquisitorio ove il Giudice ed il Pubblico Ministero sedevano quasi sullo stesso scranno. Sia chiaro nessuno, né tanto meno chi scrive, dubita della imparzialità dei magistrati ma è evidente come da un punto di vista prettamente formale, vi sia un rapporto impari nelle aule di giustizia tra giudicante, requirente e avvocato e ciò, nell’epoca moderna, non può in alcun modo essere accettato. Infatti, repetita iuvant, invocare la separazione delle carriere, non significa in alcun modo contestare la buona fede della magistratura bensì vuol dire mettere al riparo l’operato della magistratura da critiche spesso strumentali.

In realtà, va sottolineato come il quesito referendario faccia riferimento unicamente alla separazione delle funzioni e non anche alla separazione delle carriere, il che starebbe a significare che il concorso e la formazione resterebbero gli stessi ma non sarà più possibile il cambio di ruolo da giudicante a pubblico ministero e viceversa. Ebbene, già solo una separazione delle funzioni netta e definita sarebbe un gran passo avanti poiché garantirebbe una definitiva distinzione di funzioni, allineando così l’Italia ai paesi dell’Unione Europea. Va però rimarcato come un’eventuale mera separazione delle funzioni senza che si provveda anche ad un intervento legislativo in tema di separazione delle carriere sarebbe una vittoria di Pirro.

Infatti, requirenti e giudicanti svolgono ruoli completamente diversi per i quali è richiesta, evidentemente, una formazione diversa che potrebbe essere garantita unicamente intervenendo ab origine negli anni della formazione e, di conseguenza, separando i concorsi e le modalità di accesso a questi ultimi. Soltanto con la definitiva separazione delle carriere potrà garantire non solo una formazione più specifica alla magistratura e, di conseguenza, più diretta alle funzioni prescelte ma anche e soprattutto la formale ed effettiva terzeità dei giudici rispetto ai pubblici ministeri che verrebbero, finalmente, parificati all’arta parte processuale ovvero gli avvocati. In attesa di un intervento più specifico in tema di separazione delle carriere non resta che augurarsi del buon esito del referendum indetto in tema di separazione delle funzioni.