Il regime è compatto. È ben schierato al fianco dei Pm che vogliono bloccare anche questa volta la riforma della Giustizia. Come hanno sempre fatto. Da trent’anni. Sanno che stavolta siamo a un bivio: se domenica passano i referendum, e vince il Sì, la riforma sarà inevitabile e radicale, torneranno a vivere elementi essenziali dello Stato di diritto e lo spirito della Costituzione.

Le Procure perderanno moltissimo potere. E questo non piace al partito dei Pm. Se invece vince il No o, più probabilmente, vincono le astensioni, non ci sarà nessuna riforma. Il potere, in Italia, resterà saldamente nelle mani del partito dei Pm, quello che una volta Nino Di Matteo – se non sbaglio – definì la Cupola (e probabilmente quella volta non si sbagliava).

E il partito dei Pm, e anche i singoli Pm, potranno continuare a godere dei loro privilegi, della licenza alla sopraffazione e alla violenza, potranno disporre della nostra libertà, dei nostri diritti, e continueranno a dividersi poltrone, incarichi, favori e soprattutto potere associandosi e sottomettendosi alle correnti. Come hanno fatto allegramente in questi anni e come è ben descritto nel libro di Luca Palamara (Pm capocorrente pentito e per questo linciato dalla categoria).

Nella campagna per liquidare i referendum il regime ha gettato tutte le sue forze: Letta, la sinistra un po’ tonta, naturalmente le svariate correnti dei Cinque Stelle, e poi i pezzi reazionari che si aggregano attorno a Fratelli d’Italia, e infine una formidabile campagna di bugie guidata dagli stessi Pm e dai loro giornali ufficiosi o ufficiali, che davvero fa paura, in un paese democratico. Sul fronte liberale ci sono truppe scarse e nemmeno particolarmente attive. E poi, sul fronte liberale c’è la ragione. Riuscirà la ragione a prevalere sulla reazione “rosso-bruna” e sulle bugie? Sarebbe un miracolo.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.