Sosteneva Napoleone Bonaparte – lui di innovazioni se ne intendeva – che “una spia nel posto giusto sostituisce 20.000 uomini al fronte”, e noi oggi sappiamo che importanza fondamentale ha avuto l’intelligence e il suo savio utilizzo nei vari conflitti, dalle due guerre mondiali alla guerra fredda in tutte le sue propaggini più o meno guerreggiate.

Del resto la letteratura e il cinema hanno esaltato ed esecrato la figura della spia e il ruolo di quello che con tono un po’ d’antan si definiva il “controspionaggio” e in tempi di nuova guerra fredda, di conflitti, questa figura quintessenza del grigio, sinonimo di ombra torna a bussare attualissima alle nostre porte. Non più retaggio di un passato finito, ma vivida rappresentazione di una necessità.

Così se all’indomani del 7 ottobre gran parte degli apparati di sicurezza israeliani ritenuti i migliori al mondo hanno pagato l’aver fatto troppo affidamento sugli strumenti moderni, allarmando i servizi di mezzo mondo, oltreoceano sta creando non poche grane e preoccupazioni la fuga di notizie che dal Pentagono ha reso noti i presunti piani di attacco di Israele contro l’Iran.

I due documenti top secret

Due documenti classificati “top secret” e datati 15 e 16 ottobre redatti dalla NGA (National Geospatial-Intelligence Agency), l’agenzia governativa della Difesa Usa che fornisce intelligence geospaziale di supporto al Dipartimento della Difesa di Washington, sono stati pubblicati da un canale telegram filo-iraniano Middle East Spectator. L’NGA attraverso le immagini satellitari ha osservato e monitorato i movimenti dell’Aeronautica Israeliana, rilevando nella base area di Hatserim un incremento di attività, che ha coinvolto l’utilizzo di missili balistici; inoltre nelle basi di Ramot David e Ramon sono stati individuati vari ASM, i missili aria-superficie.

L’attesa rappresaglia

Sempre secondo i rapporti trafugati, il 15 ottobre l’aviazione dello Stato ebraico ha effettuato un imponente esercitazione con rifornimento in volo. Tutto dunque lascia intendere che Israele si prepari all’attesissima rappresaglia contro Teheran, temutissima tanto dagli Ayatollah, quanto “ufficialmente” dagli Stati Uniti, preoccupati da una successiva escalation che diverrebbe nel caso difficilmente contenibile.

Chi è il responsabile della fuga di notizie dal Pentagono

Gli Stati Uniti hanno repentinamente avviato le indagini per individuare il responsabile di una fuga di notizie che, apparentemente, svelando i piani di Tel Aviv, avvantaggia l’Iran e allo stesso tempo certifica che Israele non ha rinunciato all’obiettivo di colpire la testa della “piovra” – come viene definita la regia di Teheran sui vari tentacoli del terrorismo in Medio Oriente, Hezbollah e Hamas su tutti. I documenti trafugati non erano appannaggio esclusivo del Pentagono, ma erano stati condivisi tra i “Five Eyes”, l’alleanza dei paesi anglofoni – che comprende, oltre agli Usa, anche il Regno Unito, il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda – fondata durante il secondo conflitto mondiale, nel solco delle relazioni speciali tra Stati Uniti e Impero britannico e poi rafforzata con il sorgere della guerra fredda.

L’indagine

Secondo quanto si apprende, l’indagine punta a individuare gli eventuali responsabili, verificando gli accessi ai file prima della loro pubblicazione, ma non si esclude che i documenti possano essere stati trafugati attraverso un accesso illegale. Non mancano ovviamente le illazioni secondo cui le informazioni sarebbero state fatte trapelare intenzionalmente dall’intelligence americana per frenare Israele. Le pressioni della Casa Bianca che dopo la morte di Yahya Sinwar aveva invitato Tel Aviv a prendere in considerazione un cessate il fuoco, sono state rigettate dallo Stato ebraico, alla luce anche dell’attacco all’abitazione del Premier Netanyahu a Cesarea, ma allo stato attuale mai realmente presa in considerazione.
Probabilmente la verità non la conosceremo mai, e questa notizia sarà una delle tante zone d’ombra che costellano i conflitti dalla notte dei tempi, e del resto come saggiamente affermava Calvino ne Il Barone rampante “so che per certe sorta di persone è un punto d’onore tenere la faccia in ombra. Quali, di grazia? Le spie a dirne una!”.

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Nato nel 1994, esattamente il 7 ottobre giorno della Battaglia di Lepanto, Calabrese. Allievo non frequentante - per ragioni anagrafiche - di Ansaldo e Longanesi, amo la politica e mi piace raccontarla. Conservatore per vocazione. Direttore di Nazione Futura dal settembre 2022. Fumatore per virtù - non per vizio - di sigari, ho solo un mito John Wayne.