Il commento del giornalista
“Perché è scoppiata la guerra in Ucraina”, Paolo Guzzanti in ‘Io c’ero’ la nuova rubrica di RiformistaTv
La guerra imperversa in Europa, dopo l’invasione lanciata dal presidente russo Vladimir Putin in Ucraina lo scorso 24 febbraio. Il giornalista Paolo Guzzanti, nella nuova rubrica ‘Io c’ero’ de Il Riformista Tv, fa una panoramica di come è scoppiato il conflitto e come è cambiata la nostra percezione della guerra, dopo una pace lunga 80 anni sul Vecchio continente.
“Ci sembrava impossibile parlare dei tempi di guerra e di tante piccoli, grandi guerre. Alcune di queste terribili: Vietnam, Corea, le guerre di decolonizzazione, l’Afghanistan. Ma oggi siamo sotto questo incubo e questo mi ha fatto pensare che noi non ci rendevamo conto che di fronte a noi c’è la mentalità russa: solo in Russia poteva essere scritto guerra e pace”, ha affermato Guzzanti dagli studi televisivi de Il Riformista Tv.
“Guerra o pace? Che cosa ci aspetta tra un anno? Io ho ripensato a me stesso in Polonia, negli anni ’80, in una Polonia triste e bianca di neve e di polvere, piena di spie. In albergo c’erano le cimici e il traduttore era una agente di polizia. Era una vita normale per noi giornalisti che andavamo negli altri Paesi oltre cortina. Ma quella che vedevamo era una vita grama e la gente aveva paura della libertà che stava per arrivare. Però della guerra nessuno parlava perché era fuori dall’orizzonte”, ricorda il giornalista della sua esperienza di inviato durante il periodo della Guerra Fredda.
“Oggi l’avvoltoio è di nuovo sulle nostre teste: non sappiamo che ne sarà di noi tutti. Vedendo quei ragazzi ucraini che preparano i cocktail molotov, ci rendiamo conto che la storia va avanti a colpi di forza: talvolta è la forza delle idee e delle ideologie, la forza del denaro o la forza di una mentalità imperiale. Ciò che oggi accade in Russia non ha niente a che vedere con le ideologie. E nemmeno prima era realmente una guerra tra capitalismo e socialismo, piuttosto era un conflitto tra un occidente americanizzato o francesizzato e lo stato sovietico, che era però la grande Russia di Pietro il grande”, così Guzzanti sulle motivazioni della Guerra Fredda.
E ancora: “Allora oggi, vedendo questi ragazzi quindicenni che combattono contro i carri armati e che non vogliono fuggire, si prova un’angoscia per quelli della mia generazione vecchia e già provata. Avevamo perso la memoria della guerra, ma adesso ritorna: l’avvoltoio è di nuovo sopra di noi e ci si può chiedere ‘Perché dovremmo andare in guerra e per quale motivo?’.
Questa domanda non è da fare a noi, ma a chi minaccia la guerra e leggiamo che chi la minaccia è insensibile alla diplomazia, ai discorsi, al colloquio, al dialogo: sembrano strade chiuse una dopo l’altra. L’avvoltoio è già lì sopra di noi e noi lo guardiamo, parliamo, ma non sappiamo veramente cosa fare”, ha concluso Guzzanti.
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